“La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi di fronte a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie”. Queste parole di David Sassoli sono di grande attualità, nell’avvicinamento al voto del 25 settembre.
Se il primo dovere delle istituzioni è quello di proteggere i più deboli, in che modo il nostro voto può contribuire a rafforzarle?
La diocesi di Bolzano-Bressanone, per una recente campagna elettorale, aveva lanciato lo slogan: “Vota il prossimo tuo!”
Come orientare il nostro voto al prossimo?
Il voto esprime l’attenzione di ciascuno per il bene comune, anche quando questo comporta la rinuncia agli interessi particolari e personali.
Vota chi sa valorizzare le differenze, perché le diversità non sono qualcosa da annullare per arrivare a essere tutti uguali. Le differenze di ciascuno sono ricchezza da tutelare, sono la via maestra per imparare a “vivere uniti, rispettandoci diversi”.
Vota chi combatte la povertà e non i poveri; chi si prende cura con professionalità e compassione dei malcapitati ai bordi delle nostre strade, nelle periferie (fisiche ed esistenziali) delle nostre città. La “migliore politica”, ci ha ricordato papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, è quella che presuppone “buoni samaritani”, che si sporcano le mani, che non passano oltre, che non restano indifferenti, ma fanno della cura un’attitudine sociale.
Vota chi non divide il mondo in “noi” e “loro”, perché laddove i diritti di una minoranza non sono garantiti, tutta la comunità sociale è più fragile e insicura.
Vota chi si impegna ad ascoltare il grido della terra, assieme a quello dei poveri; chi ricerca l’ecologia integrale e persegue la giustizia ambientale con la conversione oltre che con la transizione ecologica.
Vota chi mette al centro legami di cura, perché nessuno si salva da solo e tutti noi siamo (drammaticamente e splendidamente) connessi gli uni agli altri; chi non inneggia all’individualismo, ma scommette su relazioni solidali.
Vota (eventualmente) il meno peggio, perché così avrai contribuito ad evitare il peggio! Il voto si esprime con sereno realismo, sapendo che la politica del “tutto e subito” non esiste. Esiste la politica dei piccoli passi, del bene comune concretamente possibile qui e ora.
Il 25 settembre ciascuno di noi può far fare alla classe politica il salto di qualità di cui abbiamo bisogno per restare (o tornare) umani, accettando di vivere il proprio diritto e dovere al voto a vantaggio degli ultimi.
Chiara Tintori