In attesa di sapere quando dai grandi elettori arriverà una fumata bianca per il prossimo Presidente della Repubblica, vale la pena di fare qualche considerazione sulle modalità con cui è stata raccontata questa settimana di votazioni nell’aula di Montecitorio.
La prima impressione è che le regole per l’elezione della massima carica dello Stato siano ormai poco compatibili con la velocità dei media attuali, trascinati dall’immediatezza disintermediata dei social network. Fino a un decennio fa, una settimana di trattative sul possibile nuovo presidente era considerata normale, ora pare totalmente incompatibile con i tempi e le urgenze del Paese.
Anche il racconto dei media ha subito uno scivolamento verso un “real time” che vorrebbe anticipare o addirittura guidare le trattative, quasi a prefigurare una sorta di inesistente elezione diretta del Presidente della Repubblica a mezzo social network. D’altronde, la diretta streaming delle trattive per la formazione del governo dopo le elezioni del 2018 ha decretato l’invasione dei social e ha segnato la fine della riservatezza che aveva sempre caratterizzato queste forme di contrattazione politica. Quasi a dire che tutto debba essere fatto al cospetto del popolo, o meglio, degli individui che si trovano di fronte allo schermo del loro smartphone.
Gli altri media, TV in testa, hanno dovuto correre ai ripari, riempiendo ore di palinsesto, sulla scia del pioniere Mentana con le sue maratone, di chiacchiere e presunte anticipazioni, che poi non anticipano un bel nulla e tentano di costruire candidature, contrapposizioni, polemiche e quant’altro serva per riempire il tempo televisivo o lo spazio virtuale e cartaceo.
Le norme anti-Covid hanno fatto il resto, con un palazzo che non ha potuto custodire conciliaboli e incontri al riparo dalle telecamere. Gli assembramenti, evitati all’interno, si sono così riversati nelle vie intorno a Montecitorio, con un vero e proprio assalto a leader e comprimari nel tentativo di carpire segreti di trattative più immaginate che reali.
Anche la vicenda Berlusconi, con tanto di pagine a pagamento sui quotidiani per autoproclamarsi padre nobile della nazione, è parte di questo colossale abbaglio: si sta raccontando la scelta del Presidente della Repubblica come se fosse un’elezione diretta in una Repubblica presidenzialista.
Quanto tutto questo finisca per minare la credibilità delle nostre istituzioni è un tema tutto da indagare.
