Una ventata di aria fresca nella Chiesa? Uno stile nuovo di “fare il Papa”? Un pontificato nella tempesta del cambiamento d’epoca? Certamente tutto questo. Ma non solo. I dieci anni di Bergoglio sulla cattedra di Pietro dicono molto di più, per quanto la svolta comunicativa da lui volutamente impressa abbia attratto nuovo interesse verso la Chiesa.
Francesco ha in mente alcuni punti fermi, sui quali probabilmente non ha tutte le risposte, ma ha avuto il coraggio di “avviare processi”. Rimettere al centro il Vangelo dei poveri, insistere sulla “umanità” del cristianesimo (fede incarnata e radicata nel Dio-uomo, Cristo), imprimere nella Chiesa – attraverso il cammino sinodale – una reale concretizzazione del Concilio Vaticano II, ancora lontano da essere volto quotidiano delle comunità cristiane nei cinque continenti.
I dieci anni impongono un bilancio del pontificato? Non è detto. Il percorso della Chiesa nelle pieghe della storia non è faccenda di “partita doppia”. Semmai è necessario che i credenti in Cristo sappiano costantemente misurarsi – individualmente e comunitariamente – con la Parola, con la tradizione della Chiesa stessa e con le novità e le sfide che la storia pone dinanzi alla testimonianza cristiana.
In questo senso Papa Bergoglio ha in mente una Chiesa davvero missionaria, che sa andare incontro a ogni donna e a ogni uomo nel nome di Gesù e con lo stesso amore che Gesù riserva a ogni figlio di Dio. È bene ripetersi: a ogni figlio di Dio.
Evangelii Gaudium e Fratelli Tutti sono, così, necessari punti di riferimento di chi si dice cristiano nel XXI secolo. Assieme – ovviamente – al testo evangelico, il libro più limpido, controverso, arduo, pretenzioso e carico di speranza che l’umanità abbia mai conosciuto.
Il volto bonario dell’anziano Papa Francesco deve corrispondere all’amore senza riserve che la Chiesa offre all’umanità d’oggi. Una Chiesa capace di compassione, di speranza, rivolta al futuro.
Gianni Borsa