«Di fronte all’evento drammatico avvenuto sulle coste calabresi il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti, dell’Italia e della Ue, perché questa è la risposta vera», ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando all’università della Basilicata della tragedia di Cutro. Sulle spiagge della Calabria ionica sono state recuperate 70 salme, ma le vittime potrebbero essere ancora più numerose.
Una tragedia che lascia sconvolti: come è possibile che, nell’epoca della sorveglianza globale, un barcone con oltre 150 persone a bordo possa fare naufragio a pochi metri dalle nostre coste?
La Presidente del Consiglio ha respinto sdegnosamente ogni sospetto riguardo la volontà del Governo di non prestare soccorso a migranti in difficoltà. La sua tesi è chiara: non c’era alcun allarme e le procedure di soccorso non potevano essere attivate.
Tecnicamente Meloni potrebbe anche avere ragione, visto che l’aereo di Frontex, l’agenzia di controllo marittimo delle frontiere dell’Unione Europea, ha segnalato nella tarda serata di sabato 25 febbraio un barcone con molte persone a bordo a 40 miglia dalle coste calabresi, precisando che non aveva evidenti problemi di galleggiamento. Secondo la premier, dunque, un barcone con centinaia di persone a bordo che naviga nell’oscurità in un mare agitato non rappresenta un problema, evidentemente le persone a bordo erano impegnate in una crociera di piacere. Salvo poi scoprire che dopo poche ore quel barcone ha causato una strage.
Il problema è che le regole studiate dal governo italiano portano esattamente a questo, ovvero all’ipocrisia di non considerare in pericolo di vita migranti stipati nella stiva di un barcone da giorni in navigazione nel Mediterraneo. Non a caso, la notte di quel maledetto sabato sono state attivate due imbarcazioni della Guardia di Finanza per ragioni di controlli di sicurezza e non quelle della Guardia Costiera per un’operazione di salvataggio in mare. Le condizioni difficile del mare, tra l’altro, hanno consigliato alle imbarcazioni della Finanza di tornare in porto, senza dare poi seguito ad alcuna altra operazione a sostegno del barcone segnalato da Frontex. Ma, se il mare era in condizioni proibitive per navi attrezzate e con un equipaggio esperto, possibile che nessuno abbia pensato che le persone a bordo del barcone potessero essere in pericolo? Dire che Frontex non lo aveva segnalato pare un modo per tentare di scaricare responsabilità che politicamente pesano come dei macigni. Il primo modo per dare corso alle scelte concrete invocate dal presidente Mattarella è cambiare queste maledette regole che paiono fatte apposta per ostacolare i soccorsi in mare.
Fabio Pizzul