I contenuti del libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci, riportati dai media, sono inquietanti. Un testo autostampato, quindi senza responsabilità di alcuna casa editrice, in cui il generale lancia invettive contro i migranti, gli omosessuali, i graffitari, gli ambientalisti. Un bel minestrone di disprezzo verso qualunque minoranza, con uno stile – almeno così appare da quanto riporta la stampa – tra il delirante e il megalomane. Sì, perchè l’autore è convinto di esprimere un sentire comune, rivendicando “a gran voce il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”. Ecco perché trovo molto inquietante che il libro sia tra i più venduti nella sezione ‘Libertà e sicurezza’ su Amazon. Premesso che ci sono state reazioni di sdegno da parte di esponenti governativi e militari e che Vannacci è stato rimosso dal comando dell’Istituto geografico militare, alcune domande sorgono spontanee. Che aria culturale tira, perché un generale si senta legittimato a mettere nero su bianco le sue idee razziste e intrise di disprezzo, con uno stile indegno per un servitore dello Stato? È forse questo il terreno in cui affondano le radici il Governo Meloni? Un Governo di destra-destra la cui linfa è fatta di negazione sistematica e ripetuta dei diritti umani – bastino gli esempi degli ultimi provvedimenti del Ministro Piantedosi che ostacolano il diritto all’asilo e ad un’accoglienza dignitosa delle persone migranti -, un Governo guidato da chi nella sua autobiografia è convinta che “non abbia senso ambire a guidare una nazione se, quando ci si arriva, non si ha il coraggio di essere fedeli a se stessi e alle battaglie che si sono condotte fin lì”. E l’inclusione e la tolleranza non pare siano tra queste.
Il clima culturale è arido e torrido. Non solo perché siamo ad agosto.
Chiara Tintori