L’approssimarsi delle elezioni costringe le forze politiche a “riesumare” il tema della SCUOLA E LAVORO, perché, che piaccia o no, dovrà pur far parte, almeno nei titoli, dei programmi elettorali dei prossimi candidati. Ancora oggi, un leader politico ha affermato che d’ora in poi “voterà solo provvedimenti che servono agli italiani”, ma non avendolo mai sentito pronunciarsi sul tema della scuola, della formazione e conseguentemente del lavoro debbo concludere, come ormai faccio da tempo, che l’argomento non faccia parte della sua agenda, e che la sua stessa agenda politica sia abbastanza sprovvista dei veri problemi che dovrebbero interessare gli italiani.
Il soggetto però è in buona compagnia.
La fregola di “apparire” attenti all’argomento (pur non essendo preparati) fa prendere almeno a giudizio degli addetti ai lavori, qualche cantonata.
È quello che è successo a Letta, qualche sera fa ad una trasmissione de LA SETTE, dove affermava, parlando di formazione lavoro e con piena convinzione, che gli stage e i tirocini pratici fatti dagli studenti devono essere remunerati.
Ora che un politico possa avere anche delle idee un po’ strane ci può stare, ma confondere lo stage e il tirocinio pratico con il lavoro è un grave errore grammaticale, e la causa è presto detta: i politici, quasi tutti, non conoscono questa materia, ed è la ragione per cui sottolineo ancora una volta, la necessità di scrivere una GRAMMATICA che indichi quali sono le regole e i metodi per affrontare, con cognizione di causa, questo complesso e importantissimo argomento.
Quello che ne deriva, origina da un concetto di formazione che si ferma all’erogazione di contenuti e oltre non va, per cui grossolanamente si confonde lo stage e il tirocinio con il lavoro.
No, non è così, lo stage e il tirocinio sono due precisi momenti di formazione e non di lavoro, ovviamente fatti con paradigmi diversi dall’erogazione di semplici contenuti. Il vero problema è che in Italia, a parte alcune eccezioni, non c’è una competenza sistemica per progettare, costruire, attivare, percorsi di stage e tirocinio.
Basti guardare al disastro che si è combinato con l’Alternanza Scuola Lavoro, “scimmiottando” il modello duale tedesco, senza conoscerlo, pensando di costruire un MODELLO DUALE ITALIANO, confondendo il concetto di MODELLO DUALE, con il concetto di DUAL EDUCATION.
Insomma, un pasticcio, da cui poi lo stage o il tirocinio diventano solamente l’allocazione di un discente in una azienda e la compilazione delle carte previste dalla burocrazia.
Invece lo stage o il tirocinio, lungo o corto che siano, è un ben preciso SEGMENTO FORMATIVO di un percorso di formazione più ampio, che va progettato adeguatamente, contestualizzando l’intervento alla specifica tipologia di azienda in cui si va a collocare il discente.
Anche qui “casca l’asino”, perché i pseudo addetti ai lavori non sanno rappresentare (modellizzare) le aziende (manca la grammatica) e trattano, ai fini di un progetto di stage, l’azienda artigianale di pochi dipendenti come la media o la grande impresa. Infatti, l’obiettivo non è quasi mai la progettazione e realizzazione di un corretto percorso di stage, ma semplicemente trovare una azienda che accolga gli allievi.
Su questa “ambiguità” ci cascano poi i politici con proposte assurde come quelle di “retribuire gli stagisti”.
Ci manca solo che si debbano pagare gli studenti per andare a scuola, poi la “frittata” è completa.
I politici, innanzitutto dovrebbero sapere che le aziende, almeno quelle italiane, “NON PAGANO LE COMPETENZE O IL SAPERE” ma “PAGANO LE PERFORMANCE, QUINDI I RISULTATI, CHE SI DEVONO PRODURRE”.
L’investimento per produrre le COMPETENZE E IL SAPERE deve invece essere fatto, prioritariamente dallo STATO e dagli STUDENTI e le loro FAMIGLIE.
Lo STATO deve costruire il giusto sistema di ISTRUZIONE E FORMAZIONE, con i giusti CONTENUTI e i giusti METODI (e questo è il vero problema che abbiamo per mancanza di competenze), ma gli STUDENTI possono compensare una parte delle DEFAILLANCES dello STATO studiano e applicandosi di più: i mezzi ci sono.
Se una percentuale significativa degli studenti degli ISTITUTI TECNICI ammessi alla maturità non raggiunge il livello di sufficienza nelle materie professionali, la colpa è certamente anche dello STATO, soprattutto perché poi promuove tutti, ma la complicità è degli STUDENTI che potrebbero STUDIARE, STUDIARE, STUDIARE molto di più. E la soluzione non è la remunerazione degli stage.
Insomma, per “IMPARARE” bisogna fare fatica e non cercare le scorciatoie (remunerazioni degli stage e tirocini) proposte dai politici, il cui fine principale è la raccolta di voti.
Il PAESE, nelle condizioni in cui si trova, deve rilanciare seriamente il tema dell’ISTRUZIONE, FORMAZIONE, LAVORO (questo è uno dei temi principali che interessa gli italiani), perché è l’unica leva strategica che può fare CRESCITA ECONOMICA E OCCUPAZIONALE NON PRECARIA, SOSTENIBILE.
I POLITICI che ne vogliono occuparsi lo facciano però informandosi prima della GRAMMATICA DI BASE che si deve applicare, altrimenti si ripetono e si riciclano idee vecchie e obsolete e si propongono idee errate da “matita blu”.
Valerio Ricciardelli
