“Privati del conforto di una teleologia rassicurante e senza più credere alle radiose promesse della modernità, nella nuova età dei rischi i più cercano una profilassi per l’immunizzazione dai pericoli correnti”. E’ uno dei passaggi del 56° Rapporto Censis che fotografa l’Italia del 2022 definendola come “post populista e malinconica”.
Un Paese attanagliato dalla paura di non farcela, alla ricerca di rassicurazioni che faticano ad arrivare da populismi a cui gli italiani forse non credono più. Si è inceppato, però, secondo il Censis, anche il meccanismo di costruzione del futuro che spingeva gli italiani ad essere migliori; ci si accontenta di non perdere quanto si ha e si vive un senso di insicurezza diffusa. La sensazione è di doversela cavare da soli e di non poter contare su alcuna “coesione”, territoriale, sociale o culturale. Rischiamo di essere un’Italia “senza”: senza studenti, senza medici, senza speranza… Un’Italia incapace di sognare il proprio futuro e forse per questo alle prese con un rigido inverno demografico che porta con sé tutti i segni della vecchiaia sociale che stiamo vivendo, sintetizzabile nei sentimenti della paura e della passività. Non stiamo certo peggio dei nostri nonni, per qualità della vita e disponibilità economiche, ma siamo malinconici e incapaci di guardare al futuro.
Un quadrettino davvero rassicurante in cui manca un soggetto fondamentale, che ha sempre saputo aprire strade di futuro: la politica.
Dopo il populismo (ammesso che la sua stagione sia davvero finita, come sostiene il Censis) quale politica e quali partiti servono?
Credo servano idee, coraggio e voglia di condividere riflessioni che partano da convinzioni più che da convenienze.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso che ha accompagnato l’inizio del suo secondo mandato, lo scorso 3 febbraio, ha detto a proposito dei partiti: “La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto. I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali. Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica”.
Aperti, coinvolgenti, aperti ai cittadini e alle forze sociali, capaci di esprimere idee e di creare appartenenza, queste le caratteristiche auspicate dal Presidente per i partiti.
Per tornare alle considerazioni del Rapporto Censis, vuoi vedere che il meccanismo di costruzione e, prima ancora, di immaginazione del futuro si è inceppato anche nei partiti?
Fabio Pizzul