“Il cancro della democrazia”, così padre Sorge definiva il populismo di casa nostra.
Nel caldo afoso estivo il panorama è raramente limpido. Eppure scorgiamo populisti all’orizzonte, che a settembre potrebbero approdare a Roma, per guidare – forse meglio comandare, verbo più consono al loro stile politico – l’Italia.
Li abbiamo già visti all’opera ed è bene fare memoria.
Per i populisti il popolo è qualcosa di omogeneo e quindi i diritti delle minoranze sono destinati a non essere più tutelati. Vogliono far passare l’idea che la politica dell’odio sia come una medicina che funziona con il giusto dosaggio che diventa tossica quando se ne fa un uso eccessivo. Ecco, non è così! La politica dell’identità bianca, della disumanizzazione delle persone migranti, dell’intolleranza verso qualunque minoranza non ha mai un dosaggio sicuro. I populisti si fingono moderati, ma esagerare è nella loro natura. Per i populisti le migrazioni sono sempre e solo una questione di sicurezza, non di accoglienza, né tanto meno di integrazione.
I populisti hanno boicottato la campagna vaccinale anti Covid-19, e ben prima hanno negato l’utilità dei dispositivi di protezione e di qualunque misura di distanziamento in nome di una scomposta idea di libertà individuale.
Per i populisti i cambiamenti climatici non esistono, o se c’è qualche avvisaglia, non è responsabilità umana.
Per i populisti l’Unione Europea è una camicia di forza, non una comunità solidale. Vogliono indebolirla dall’interno, ribadendo la priorità della sovranità nazionale. Sarà un caso che una proposta di legge di riforma costituzionale depositata alla Camera nel 2018, a prima firma della leader di FdI, proponesse l’abolizione di qualunque riferimento europeo dalla nostra Costituzione? Eppure le sfide che abbiamo di fronte – ambientali, sanitarie, economiche, migratorie, geopolitiche – hanno una portata talmente ampia da poter essere affrontate seriamente (e non a suon di slogan propagandistici) solo in un contesto più ampio di quello nazionale. La pandemia ha smascherato l’inganno dell’individualismo, ci ha insegnato che nessuno si salva da solo e che quindi anche il sovranismo è fuori dalla storia.
Prima che il “cancro della democrazia” si diffonda in tutto il corpo politico italiano, ciascuno di noi può fare la propria parte, aumentando gli anticorpi. Come? Scegliendo di votare alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 e convincendo altri ad andare a votare. Per la prima volta anche i diciottenni potranno votare per il Senato. Una bella e grande responsabilità, un’occasione unica perché energie nuove possano contribuire a ‘dirottare’ i populisti, che scorgiamo all’orizzonte. Questo tempo estivo è propizio per informarsi, confrontarsi, fare memoria, smascherare le teorie dei complotti e delle menzogne travestite da fatti. Poi sarà il tempo di scegliere di partecipare con il diritto e dovere civico del voto, per evitare che delusione, paura e rabbia prodotte dalle crisi inedite che stiamo affrontando, abbiano la meglio.
Noi insieme e ciascuno con il proprio voto, possiamo ridare coesione sociale alla comunità democratica, rilanciare quel vigore riformista di cui la nostra democrazia ha infinito bisogno.
Chiara Tintori