Il 27 maggio ’23, nel Teatro Casa di reclusione di Milano-Opera, si è svolta la V° edizione di Poetry Slam: un concorso – sfida all’ultimo verso, un duello con il fioretto della poesia, una competizione letteraria e popolare.
Sul palco del penitenziario dieci poeti hanno recitato, al pubblico presente, le loro poesie.
Dopo il lungo e difficile periodo del Covid il Laboratorio di lettura e scrittura creativa, presente nel carcere di Opera da ventotto anni grazie alla costante animazione settimanale di Silvana Ceruti, Alberto Figliola e Margherita Lazzati, ha ripreso l’attività con questo importante appuntamento nazionale. Sul palco, con le persone detenute, hanno gareggiato anche Stefano Bandera, Paolo Piccardo e Pino Sgrama da Genova, Anna Vicent, Gabriele Rotano ed Elisa Longo. Ospiti: Eugenia Giancaspro (Anti Gone), Stefano Goldaniga, Elena Gerasi e Francesco.
In questi ventotto anni, l’importanza e la straordinarietà educativa del Laboratorio di lettura e scrittura creativa è stato quello di intercettare i “fantasmi”, le “ombre” di chi ha offeso la vita degli altri e, prima ancora, la propria. Nelle poesie ascoltate dal palco si avverte subito che questo dialogo con sé stessi sono il faro del nuovo cammino, del cambiamento. Poesie che mettono in luce aspetti della propria esistenza, della vita: amore, libertà, felicità, paura, incertezza, lontananza di Dio, nostalgia del padre, silenzio, ricordi, rimorsi, rimpianti, rabbia, desideri, luce, calore, anima, sogni e futuro.
Il genovese Pino Sgrama legge due poesie dedicate all’amore e alla speranza, invitandoci a “guardare il tramonto che parla con sé stesso”. “Io sono un porto – dice Pino Sgrama – dove non puoi attraccare…sono la linea tra terra e mare”. Anna Vincet dedica una breve poesia ai bambini zingari denunciando il forte pregiudizio secolare (l’ombra rimossa, che non si vuole vedere) trasformato in penitenziario civile per una etnia sconosciuta o che non si vuole conoscere. “Crescono indossando ciabatte / troppo grosse o troppo piccole per i loro candidi piedi sudici / numeri sbagliati su pregiudizi statici. / I bambini zingari non vanno a scuola / li vediamo dall’interno delle nostre macchine senza commuoverci. / L’energia che si perde / non può essere ricuperata”.
Mimmo Iommelli, poeta tra le sbarre di Opera, nella lingua napoletana ha recitato poesie di straordinaria riflessione. Per l’autore la libertà deve trovare un equilibrio, il rischio è di rimanere intrappolata a vita nella “gabbia” dove, autodefinendosi, c’è il lupo. Gabbia pericolosa perché priva di luce. La seconda poesia avverte che la scuola più importante è sempre quella della propria mamma. Commovente l’ultima poesia dedicata a una storia vera conosciuta in carcere. E’ la storia della piccola Mariangela nata e vissuta per tre anni tra le sbarre con la mamma.
Straordinarie e coinvolgenti il pubblico presente sono le “improvvisazioni” poetiche di Stefano Goldaniga, autentiche folgorazioni pirotecniche dove, con un metodo creativo che ricorda Gianni Rodari, ha chiesto al pubblico tre parole attorno alle quali ha immediatamente sviluppato il messaggio ai presenti rapiti dalla sua bravura ed empatia. Mimmo Iommelli e Francesco parteciperanno alle fasi finali del concorso. I due poeti porteranno una lettera-poesia di Numez Martinez Antonio dedicata alla figlia Jessica morta in tenerissima età. “Piccola mia, ieri notte ho fatto un sogno / le nostre anime si sono incontrate / seduti su una panchina / per tanto tempo abbiamo riso e parlato / eravamo felici, di nuovo insieme abbracciati”.
“Siate benedetti – dice Alda Merini – Voi che riuscite a cantare la sacralità delle prigioni, pensate a quanti fiori di preghiera possono nascere dal vostro labbro, e che ci sono fiori bellissimi che vivono avvinghiati a una sbarra. Forse qualcuno morirà dietro questa sbarra ma comunque il dolore è una grande semina, e se non servirà a voi servirà alle nuove generazioni che dal Vostro dolore faranno nascere nuova letizia”.
Insieme ai calendari poetici, arricchiti dalle straordinarie fotografie di Margherita Lazzati, in dodici antologie sono state pubblicate (Editore La Vita Felice) le poesie scritte in carcere e nel Laboratorio di lettura e scrittura creativa.
Silvio Mengotto