Piazza Fontana, Milano, ore 16.37, anche oggi, come accade da oltre 50 anni, è calato il silenzio, interrotto solo dalle note di una tromba che ha accompagnato la posa delle corone di alloro in ricordo delle 17 vittime della strage del 1969.
In piazza quest’anno non c’era una gran folla.
Anno dopo anno, la sensazione è che l’attenzione e la partecipazione a questo momento di commemorazione cali progressivamente e con essa rischi di calare anche la consapevolezza di quello che la strage ha rappresentato per la storia dell’Italia.
Fu proprio la partecipazione popolare, in quei giorni del 1969, a scongiurare il pericolo che il nostro paese scivolasse su una china autoritaria, come auspicavano coloro che hanno dato vita alla strategia della tensione, di cui l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura fu un drammatico picco. Le immagini di piazza del Duomo, il 15 dicembre 1969, gremita di persone anonime e silenziose per i funerali delle vittime, raccontano di un’intera città che aveva scelto di partecipare al lutto per dire no a qualsiasi tentazione autoritaria o antidemocratica. Era una folla anonima, ma unita dalla consapevolezza che si dovesse dare un messaggio inequivocabile a chi voleva dividere il Paese in nome di un ordine che voleva negare libertà e democrazia. Era una piazza senza simboli e bandiere, ma immensa e capace di rappresentare non solo l’intera città, ma una nazione.
Oggi non c’era una gran folla, ma c’erano molti striscioni, bandiere, cartelli…
Si percepiva l’idea che fosse più importante ostentare la propria presenza che manifestare vicinanza alle famiglie delle vittime o testimoniare l’unità popolare di fronte a chi ha voluto dividere, seminando morte e violenza. Non è mancata la contestazione di uno sparuto gruppo nei confronti del sindaco Sala, a proposito dello sciopero generale, e questa sarà la notizia rilanciata dai media.
Una manifestazione che dovrebbe essere momento corale e unitario di memoria si trasforma in palcoscenico per ottenere visibilità o creare polemiche.
In occasione del cinquantesimo anniversario della strage, nel 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica, ci fu la speranza che il 12 dicembre potesse diventare per Milano un momento di grande e condivisa memoria. Le celebrazioni degli ultimi due anni non hanno dato seguito a questa ipotesi e, complice la pandemia, rischiamo di riconsegnare l’anniversario a chi intende cavalcarlo più che condividerlo.
