Perché un milione e mezzo di giovani riuniti a Lisbona non fanno notizia e non impressionano più di tanto l’opinione pubblica italiana? Una domanda che mi sono posto dopo aver verificato come i quotidiani e i principali media del nostro Paese abbiano liquidato con un po’ di supponenza quello che è accaduto in questi giorni in Portogallo: spazio agli interventi del Papa, qualche polemica sui discorsi a braccio dello stesso Papa con il sospetto che non riuscisse a leggere i fogli a sua disposizione per problemi alla vista, qualche considerazione sulla sua stanchezza e sulle sue condizioni di salute… Ma del milione e mezzo di giovani accorsi da ogni dove per ritrovarsi al parco del Tejo, poco o nulla. Fatta eccezione, naturalmente per Avvenire e per i canali informativi ecclesiali.
Sarà forse perché quel milione e mezzo di giovani non è facilmente catalogabile secondo gli abituali schemi del dibattito politico?
Sarà perché durante la Giornata Mondiale della Gioventù non hanno levato alcun grido di protesta, ma si sono “semplicemente” riuniti in preghiera ed ascolto?
Sarà perché hanno messo al centro del loro ritrovarsi la fede, considerata forse fuori moda e non coerente con la necessità di ridurre la realtà a ragione e calcolo?
Non sono in grado di dare una risposta a queste domande.
Di certo, a Lisbona sono risuonate parole come vocazione, ascolto, scelta di mettersi in cammino e di donarsi agli altri. Parole che hanno emozionato i giovani presenti e che danno l’impressione di poter riempire il vuoto esistenziale che accompagna la vita di molti.
La dimensione emotiva ha certamente uno spazio importante in eventi come la GMG, ma credo susciti domande di senso e proposte di vita quali non si trovano facilmente in un mondo iperconnesso e spesso povero di relazioni autentiche.
Ognuno dei giovani presenti avrà deciso di andare a Lisbona per un motivo diverso, magari banale, ma credo che da Lisbona riparta con la sensazione di aver vissuto un’esperienza di comunità che ha dato l’idea di sentirsi parte di un cammino che può donare un senso alle cose: è possibile vivere considerando gli altri come fratelli, fratelli tutti, in nome della comune amicizia con Gesù, perché solo il suo amore è gratis.
Banalità, forse, per chi misura la realtà secondo il metro della convenienza e del potere. Forza dirompente per chi vuole aprirsi alla speranza del futuro come solo i giovani sanno e possono fare.
In effetti, sono cose difficili da raccontare e da trasformare in un titolo giornalistico o da sfruttare per una qualche utilità politica.
Fabio Pizzul
Perche , come dice l’ arcivescovo di MIlano ( non Cardinale?) noi cattolici siamo antipatici ; abbiamo valori non riconosciuti , in primis se non strumentalizzabili politicamente..
In sostanza , siamo emarginati ed emarginabili , una minoranza che si avvia ad essere trascurabile.
Anche perchè non siamo riusciti a vincere alcune battaglie culturali : si vince/perde li , il resto è conseguente.
Anzi non le abbiamo neppure combattute e ci siamo chiusi nelle chiese , sempre i minor numero ( chiese e fedeli).
E una risposta autorevole sentita ( le cose alla fine si rimescoleranno , ritorneremo allo spirito della chiesa prmiitiva) non mi convincono completamente.
Cordiali saluti
Augusto Violi