Si sente tanto parlare di un esercito comune europeo, meno della politica comune che dovrebbe guidarlo. Eppure sarebbe arduo ritenere che la maggior parte dei cittadini europei auspichino la creazione di uno stato militare, simile a quello al quale dichiarano di volersi opporre sostenendo l’Ucraina.
È evidente che non potrà esserci un esercito comune europeo, se con questa accezione intendiamo qualcosa di diverso rispetto a un semplice coordinamento delle forze armate e dei suoi vertici, senza una politica estera e una politica interna comune, legittimata direttamente dal popolo.
Chi mai combatterebbe in battaglia a rischio della vita con un mandato politico incerto, pieno di distinguo nazionali? Chi mai sarebbe disposto all’estremo sacrificio sulla base di un ordine svuotato di quel valore simbolico e ultimo, che solo i leader politici possono incarnare e trasmettere efficacemente su vasta scala?
Allo stato attuale solo il Parlamento Europeo è eletto dai cittadini europei in modo diretto durante le elezioni europee. L’altra istituzione che ha con il Parlamento il compito di discutere e approvare le leggi, invece, ovvero il Consiglio dell’Unione Europea, riunisce i ministri degli stati nazionali competenti per materia in base al provvedimento legislativo in oggetto. Non è composta da membri eletti durante le elezioni europee nemmeno la Commissione Europea, attualmente guidata da Ursula Von Der Leyen, ovvero l’istituzione che dà avvio al processo legislativo dell’Unione Europea redigendone i testi e inviandoli al Parlamento Europeo e al Consiglio dell’Unione Europea per le modifiche e l’approvazione. Non sono eletti direttamente dai cittadini nemmeno i membri del Consiglio Europeo, composto dai capi di stato e di governo dei singoli paesi membri, ovvero l’organo che ha il compito di definire le priorità e gli indirizzi politici dell’Unione Europea, attualmente presieduto da Charles Michel. Pochi cittadini saprebbero descrivere l’assetto istituzionale dell’Unione Europea appena riassunta, il che crea un problema di legittimità democratica. I cittadini, infatti, devono poter valutare l’operato dei membri che eleggono perché li rappresentino in modo da poter decidere se rinnovare loro il mandato o sostituirli. Nessuno in occidente, si sente dire, è disposto a morire per Kiev, ma siamo sicuri che tale espressione non nasconda in realtà il fatto che nessuno, in occidente, sia disposto a morire per Bruxelles.
Abolire il voto all’unanimità è fondamentale, ma non basta. Occorre che l’Unione Europea si doti di un vero Governo comune, eletto direttamente e democraticamente dai cittadini, con tutti i pesi e contrappesi istituzionali necessari.
L’Europa dei valori e dei popoli esiste, la guerra in Ucraina ce lo sta dimostrando: è ora di dargli una rappresentanza politica comune.
Marco Chiappa
La guerra in Ucraina sta ancor più di prima portando in evidenza gli interessi dei singoli 27 Stati che compongono l’Unione Europea.
Se non ci saranno modifiche e se continueranno le dispute e divisioni tra i vari Paesi, con decisioni di fatto sempre prese con accordi intergovernativi, l’Europa non farà passi in avanti.
Modifiche dei Trattati sono necessarie, ma ancor più il livello di sviluppo culturale, una vera “visione” di unità europea che viene spesso vista come ostacolo ai troppi interessi egoistici individuali.
Lo dimostra anche il fatto della poca partecipazione alle varie possibilità di intervento offerte per la Conferenza sul futuro dell’Europa.