Le tante crisi che stiamo vivendo potrebbero avere un minimo comun denominatore nella fatica di costruire legami. Lo dimostra la crisi del mondo associativo e, più in generale, dei cosiddetti corpi intermedi, che faticano sempre più a creare relazioni tra diverse realtà sociali e istituzioni.
Ne ha parlato qualche settimana fa a Milano il CIF, Centro Italiano Femminile, storica associazione cattolica femminile che nel dopoguerra ha accompagnato milioni di donne italiane al loro primo voto e che oggi vive le difficoltà legate alla diffusa disaffezione per tutto quanto a che fare con il sociale e il politico.
Tra le varie riflessioni rilanciate dal CIF lombardo, mi ha colpito quella offerta dall’arcivescovo di Milano mons. Delpini, che ha parlato di quelli che considera i nemici dell’associazionismo.
Il primo è l’individualismo, che provoca insofferenza per ogni legame continuativo e provoca una tristezza che porta all’indifferenza. L’antidoto a questa diffusa apatia, secondo Delpini, è l’intraprendenza che invita e diventa proposta di relazione personale.
Un secondo nemico è l’indifferenza per le peculiarità di ciascuno e la tentazione dell’indeterminatezza, anche dal punto di vista dell’identità sessuale. L’arcivescovo ambrosiano, in questo caso, ha proposto come rimedio la capacità di vivere la vita come vocazione e il rispetto del proprio corpo come elemento identitario per entrare in relazione con gli altri.
Terzo ostacolo è la complessità di una vita che non lascia spazi e tempi adeguati per costruire relazioni autentiche. Il rimedio proposto da Delpini, in questo caso, è la capacità di valorizzare le cose buone che si sanno fare, per rendere più semplice anche vivere e riconoscere il bene.
Individualismo, paura delle diversità e fatica della complessità sono elementi con cui ci confrontiamo quotidianamente e che rischiano di accrescere in modo minaccioso il nostro “male di vivere”. La conflittualità sociale e politica che ci viene scaricata addosso non fa che accrescere la tentazione di rinchiudersi nel privato.
Servono forse esperti di buone relazioni andare oltre la paura di costruire legami e far capire che la vita, da soli, è più faticosa e fa più paura. Credo che sia una bella provocazione anche per la politica.
Fabio Pizzul