Che fine ha fatto la Milano sobria, rigorosa, persino austera, che ha scritto pagine di storia dell’Italia e dell’Europa?
In tempi complicati e di crisi epocale, la sobrietà è virtù che potrebbe tornare molto utile, non tanto per rievocare i tempi di un’austerity anni ’70 del Novecento, quanto per restituire credibilità alla classe dirigente di una città che, dopo (o forse bisognerebbe dire ancora durante) la pandemia sembra avere perso slancio e direzione.
Di sobrietà ha parlato Marco Garzonio in uno stimolante articolo comparso su “Arcipelago Milano”, la rivista on-line diretta da Luca Beltrami Gadola. Il link all’articolo di Arcipelago Milano
Con l’autorizzazione dell’autore, riporto qui uno stralcio dell’articolo in cui Garzonio, richiamando a più riprese il patrono Ambrogio, propone un decalogo della sobrietà. Rimando alla lettura dell’articolo completo, davvero molto stimolante, e vi faccio una domanda: è davvero possibile recuperare oggi questa virtù e trasformarla, magari, in una sorta di stile per la Milano che dà concretezza alla misteriosa transizione ecologica?
Fabio Pizzul
- Fare il passo secondo la gamba (vale per le scelte individuali, del “buon padre di famiglia” come s’è detto per secoli, e collettive: insediamenti; grattacieli; cantieri; piste ciclabili a patchwork; il governo della città, insomma).
- Stare al proprio posto, non per inerzia o quieto vivere, ma per osservare con coscienza, documentarsi, valutare quando muoversi è “conveniente” (“cum-venire”: convergere di istanze di bene comune, non tornaconto; un esempio: quel che ha scritto su queste pagine recentemente Luigi Corbani circa la vendita di aziende pubbliche).
- Non far conto solo cu ciò che si ha (l’esistente può essere il ricettacolo di molte inadeguatezze: l’esperienza disastrosa del primo approccio alla Pandemia da parte della Regione insegna), né ostentare le “eccellenze” che si hanno (di nuovo il Pirellone che usa i buoni risultati di certe strutture sanitarie per offuscare i fallimenti in termini di medicina sul territorio e insistere sul privilegiare una sanità ospedali centrica, con occhio di riguardo ai privati).
- Evitare di sbandierare quanto si desidererebbe conquistare e possedere, ma non è ragionevolmente a portata di mano (il Covid ha insegnato poco o nulla circa dell’indispensabilità della prevenzione a proposito di riforma sanitaria e welfare).
- Mantenere la parola data, come si fa nei patti sigillati con una stretta di mano vigorosa (le periferie sarebbero risanate da tempo se le promesse degli amministratori fossero cosa seria).
- Prender le distanze da artifici (quelli contabili soprattutto: nei bilanci pubblici, ma anche in molte imprese), apparenze, superfluo (il Comune che fa consultazioni che costano, invece di presentare alcune proposte, motivarle corredarle di documentazione così che si determino scelte consapevoli e partecipate),
- Essere accorti nel leggere i segni di tempi che cambiano, i limiti che le condizioni esterne presentano (Milano-Cortina 2026 non potrà corrispondere ai progetti iniziali dopo pandemia e guerra).
- Agendo, essere professionali nel mettercisi e generosi nel profondere energie, nutrire consapevolezza piena che frutti immediati potrebbero non prodursi (quando i partiti ripristineranno le vecchie scuole di politica, per recuperare in competenze e, magari, in umiltà?).
- Tener conto di quanto ci rimanda il corso delle generazioni (sobrietà è realizzare che qualcuno ci ha messo al mondo e che il pianeta lo lasceremo a chi viene dopo in condizioni migliori o peggiori a seconda delle scelte assennate o egoiste che faremo).
- Disporre della lungimiranza del: alius seminat, alius metet; cioè: c’è chi semina e c’è chi raccoglie e che si raccoglie l’esito di ciò di quello che si è seminato: nel grande e nel piccolo (ci voleva il Sindaco polacco di una città di confine con l’Ucraina per svergognare Salvini e la sua maglietta di Putin: noi abbiamo per anni digerito tutto: dal mercatino delle figurine delle figurine della politica – “ due Mattarella per mezzo Putin” offriva l’ammaccato leader della Lega – e gli incontri all’hotel Metropol di Mosca di esponenti del Carroccio con colleghi russi a parlare di forniture energetiche, quelle che oggi ci legano alla Russia per il 40 per cento, come cappio al collo!).
P.S.
Grazie a Mario Caizzone per la fotografia.