A dieci anni dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini, avvenuta il 31 agosto 2012, proponiamo in questi giorni alcuni contributi in sua memoria. Iniziamo con Mons. Gianni Zappa, già responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Milano, Assistente Generale dell’Azione Cattolica Ambrosiana e Moderatori Curiae. Don Gianni è stato stretto collaboratore del cardinal Martini, con particolare attenzione al suo rapporto con i media, e ora è parroco in San Marco a Milano.
C’è chi lo chiama “Uomo della Parola”, chi lo definisce un “Profeta”, altri evidenziano particolari iniziative come la Scuola della Parola o la Cattedra dei non credenti. Ma non è facile definire il Cardinale Martini e circoscriverlo in una una cifra unitaria. Martini ha vissuto da Arcivescovo di Milano la complessità del suo tempo e nella complessità si è impegnato a stare, senza mai guardarla da lontano o aggredirla con cipiglio ideologico o moralista. La sua fedeltà era la costanza di “stare in mezzo”.
È significativo che praticamente quasi tutta la sua produzione libraria sia stata la trascrizione di esercizi spirituali o di interventi parlati. Bisogna sempre leggere i testi di Martini immaginando degli interlocutori vivi, delle persone concrete con le quali dialogava. E le sue parole, i suoi interventi, erano anzitutto frutto di un attento ascolto, di un profondo guardare, a volte con preoccupazione, altre volte con empatia, la realtà che tutti, lui compreso, stavano condividendo. Chi lo ascoltava, molto spesso si sentiva capito e sempre interpellato, incoraggiato, stimolato. Forse, ancora più profondamente, si sentiva accompagnato.
La sua formazione di critico testuale lo rendeva attentissimo alle parole che sapeva misurare, e ricercava con cura quelle più efficaci a smuovere gli animi alla decisione della ricerca. Il risultato era che, dopo averlo ascoltato, non ci si poteva limitare a dire “Bello”, ma più propriamente “Fa pensare”.
Martini non si limitava a declamare la Parola di Dio, la seminava a piene mani, sicuro che almeno una parte avrebbe portato frutto. Ma tante volte la riconosceva già presente e viva, allora invitava a scoprirla e a riconoscerla.
Quel suo stare nei crocevia della città dell’uomo lo ha portato a riconoscere e ad accogliere le domande fondamentali dell’uomo senza avere l’ansia della risposta ma la preoccupazione di indicare nella Parola di Dio la luce che avvia e sostiene il cammino.
Credo che la sua attualità stia proprio in questo: vivere pienamente la realtà ma senza mai farsi soffocare da essa; andare a fondo delle questioni e dei problemi che domandano coraggio e intelligenza nella ricerca; riconoscere la “disponibilità” della Parola di Dio che illumina e indirizza. Appunto: “Lampada per i mei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino”.
Don Gianni Zappa