Non è un Natale in cui stare troppo allegri.
Il pessimismo sembra essere l’umore predominante.
Il barometro atmosferico segna l’avanzata del “cammello”, che non ha nulla a che vedere con il presepe, ma è l’anticiclone africano che, dopo averci fatto pessima compagnia negli scorsi mesi, pare essersi autoinvitato alle festività natalizie italiane di questo folle 2022.
Anche il barometro politico non segna granché di buono, con un governo che, tra mille pasticci, giunge ad una prima approvazione di una manovra finanziaria all’insegna del “vorrei, ma non posso”, un’opposizione che pare impegnata a fare i conti interni più che a mettere in difficoltà il governo e un’Unione Europea che deve fare i conti con una corruzione che si pensava fosse tipica di altre latitudini.
In Lombardia si ha l’impressione che le prossime elezioni del 12 e 13 febbraio possano diventare una sorta di Befana bis per il presidente uscente Fontana che, nonostante le inedite difficoltà di un centrodestra in frantumi, rischia di ricevere in regalo un’immeritata e inopinabile riconferma per la fragilità delle proposte alternative. Personalmente, però, vorrei non rassegnarmi a quest’ipotesi e darò una mano fino in fondo al candidato presidente Majorino e alla sua squadra; chissà mai che si possa davvero cambiare in Lombardia e far sì che la Befana bis porti al presidente uscente un bel carico di carbone per i 5 anni vissuti sconsideratamente.
Gli stessi indicatori sociali raccontano delle grandi fatiche di famiglie e imprese nel rimanere a galla dopo l’illusione di una forte ripresa post-Covid.
Non è un Natale in cui stare troppo allegri, ma proprio per questo è importante coglierne lo spirito e il senso più autentico.
E’ Natale vero per chi è capace di scorgere segni di speranza anche nelle situazioni difficili, di custodirli e di farli crescere.
E’ Natale vero per chi ha il coraggio di costruire ponti (possibilmente non a Messina) piuttosto che muri.
E’ Natale vero per chi si preoccupa di creare le condizioni perché ciascuno possa esprimere le proprie idee e di valorizzare il contributo, anche piccolo, di tutti.
Non è un Natale in cui stare troppo allegri, ma non potevano certo esserlo Gesù e la sua stramba famiglia a Betlemme. Non fu un Natale allegro neppure per loro, ma la loro preoccupazione era un’altra: rendere felici gli altri.
Forse questo è il vero spirito del Natale e anche la politica farebbe bene a farsene ispirare.
Buon Natale!
Fabio Pizzul