Due anni fa a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, veniva assassinato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, assieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo.
L’inchiesta giudiziaria per stabilire quanto è realmente accaduto è ancora in corso e non mancano punti interrogativi sulla conclusione di questo percorso. Antonella Napoli, autrice del libro “Le verità nascoste del delitto Attanasio”, esprime molte perplessità riguardo l’esito finale del processo congolese nei confronti di 6 imputati e sottolinea come l’inchiesta condotta a Roma dal procuratore Sergio Colaiocco rischi di essere vanificata dalla richiesta di immunità da parte di funzionari ONU e dirigenti del Programma Alimentare Mondiale.
Rimangono molti punti oscuri in quella che non fu certamente una rapina finita male e credo che sia doveroso per rispetto della memoria di Attanasio, del dolore della sua famiglia e della dignità delle nostre istituzioni accrescere l’impegno perché venga fatta piena luce e giustizia su quanto è accaduto.
A due anni dalla morte di Luca Attanasio va rilanciata però anche l’eredità che l’ambasciatore ha lasciato con il suo modo di interpretare la missione diplomatica. Ascolto delle comunità locali, collaborazione con la società civile e le tante forme di presenza di nostri connazionali sul territorio, dai missionari alle ONG, dagli imprenditori ai cooperatori, attenzione alle persone e alle loro esigenze che stavano sempre al centro della sua attività, voglia di conoscere e di incontrare coloro che vivevano sul territorio a lui affidato. Un modo nuovo, se vogliamo originale, di fare attività diplomatica, lontanissimo dall’immagine tradizionale (e ormai non realistica) dell’ambasciatore chiuso nella propria residenza di lusso e quasi indifferente ai problemi della popolazione del territorio circostante.
D’altronde, da qualche anno, la cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia e sono proprio diplomatici come Luca Attanasio che hanno reso concreta questa scelta.
L’Italia non potrà mai giocare un ruolo internazionale come potenza economica o militare, ma ha un patrimonio immenso da spendere in termini di cooperazione, sostegno allo sviluppo, più per le straordinarie storie di tanti nostri connazionali che per l’effettivo impegno economico.
Luca Attanasio si è inserito a pieno titolo in questo modo di fare grande il nostro Paese e la sua memoria va onorata con la ricerca della verità sul suo assassinio e il rafforzamento dell’azione per lo sviluppo e la cooperazione internazionale.
Fabio Pizzul