L’Italia è sempre stata considerata la patria delle passioni e del bello, ma quanto emerge dal 55° Rapporto Censis sul Paese potrebbe suggerire la necessità di una lettura diversa, che potrebbe confinare l’Italia in altri contesti, difficili da definire.
Dando un’occhiata ai numeri proposti dal Censis, si scopre che il 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che le persone che si vaccinano fanno da cavie, il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace, per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste.
Anche sul fronte della politica i numeri sono sorprendenti: per il 67,1% degli italiani esiste uno “Stato profondo”, cioè il potere reale è concentrato nelle mani di un gruppo ristretto di potenti, composto da politici, alti burocrati e uomini d’affari.
Per non parlare dell’immigrazione. Il 39,9% degli italiani è convinto che esista il pericolo reale della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati che fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste.
Altro fronte aperto è quello tecnologico, con il 19,9% degli italiani che considera la tecnologia 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone.
Non mancano nicchie ancora più radicali, come il 10,0% degli italiani convinti che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna o il 5,8% sicuro del fatto che la Terra sia piatta.
Siamo al paradosso di un ritorno a concezioni pre-moderne, quasi che rifugiarsi in esse possa essere l’antidoto contro un cambiamento che spaventa e che abbiamo paura di non saper gestire.
C’è una grande differenza, però, rispetto al passato e riguarda lo spazio del sacro. In tempi pre-moderni le paure dell’ignoto e l’impossibilità di gestirlo trovavano rassicurazioni in una religiosità che costruiva fiducia e protezione, magari irrazionale, ma certamente capace di costruire riferimenti solidi per condividere valori e legami in grado di offrire risposte sociali a paure diffuse. Oggi l’esplosivo mix di individualismo e paura disgrega e apre a inquietanti scenari di irrazionalità.
Il ruolo della comunicazione non è secondario in tutto questo: le grandi agenzie che offrivano un senso alla realtà si sono molto indebolite e i messaggi puntiformi dei social non fanno che alimentare l’impressione di essere soli e in balia di forze che non conosciamo.
Che ci sia anche un legame con il continuo calo della propensione degli italiani alla lettura?
Legge libri il 43,6% degli italiani e i quotidiani venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, nel 2021 sono ridotti a un impressionante 29,1%.
Dall’Italia che l’intellighenzia laicista definiva irrazionale e bigotta siamo passati all’Italia irrazionale e disperata. Non sembrerebbe un significativo passo avanti.
