Una lettera, anzi un pensiero doveroso, prima del voto in Lombardia. Si fanno sempre gli auguri ma, lo dico per esperienza, la realtà deve fare i conti con i “segni dei tempi”, molto più attendibili dei sondaggi, che non sono mancati in Lombardia. Più che convinto voterò per Paolo Cova! In questi anni ho avuto il privilegio di conoscerlo, di diventarne amico. Con lui puoi anche litigare perché è persona determinata, leale, appassionata, al servizio delle persone per il “bene comune”.
L’augurio per Majorino si scontra con diversi “segni dei tempi” che esistono anche nella politica. Credo che la novità, piaccia o non piaccia, del terzo polo emersa a settembre a livello nazionale, verrà sottolineata in Lombardia. Il tempo ha bruciato l’opportunità, l’occasione, per questo temo che ci potrebbe essere il rimorso di non avere “voluto” prendere un caffè con Letizia Moratti. Un treno che non ritornerà più. Non costava nulla ascoltarla e proporre insieme un cammino comune, non averlo fatto costerà moltissimo al popolo lombardo e, soprattutto, ai poveri, ai dimenticati e scartati dalla vita.
Altro “segno dei tempi” è la triste (direi cupa) atmosfera che, insieme a Roberta Osculati, ho respirato negli ultimi mesi a Palazzo Marino. Una sorta di caccia alle streghe. Roberta mi invitava ad una prudenza nel linguaggio perché circolavano persone/spie a caccia delle “diversità”. Cose da regime staliniano. La politica deve respirare la libertà, certamente la prudenza non deve mancare, altrimenti si finisce piano, piano, nelle catacombe di una dittatura democratica (populismo), ma sempre dittatura nemica della libertà e del popolo.
Altro “segno dei tempi” è lo smarrimento del senso (centro e anima) del Partito Democratico che, se pur lentamente, dopo la sua nascita si è sbriciolato sempre più in una folle gara di chi è più a sinistra della sinistra. L’ideologia crollata con il muro di Berlino ritornava in punta di piedi dalla porta. Invece di unirci sempre più con i cittadini, con il popolo, si è innescata una gara spasmodica di chi pretende esserne l’autentico rappresentante. Così abbiamo smarrito i “poveri” di ieri e di oggi. Non vediamo nitidamente i “segni dei tempi” a noi vicini, come la straordinaria e coraggiosa presenza delle donne ucraine, iraniane e afghane che cercano feritoie alle ferite mortali inferte da regimi totalitari. Cercano e costruiscono la libertà! E’ vero, non ci sono liberatori, ma donne e uomini che si liberano.
Tra i fondatori del Partito Democratico abbiamo dimenticato Pietro Scoppola. Per lui il vero nemico “non era il comunismo ma il consumismo” che stava diventando il nuovo e totalitario “oppio dei popoli”. Anche nello smarrimento c’è la straordinaria opportunità di risalire la china. Come scrivo nel mio libro Lettere a Pasolini occorre inforcare dei nuovi occhiali per vedere la realtà, altrimenti rimarremo cechi. Occhiali dove c’è la lente di Pasolini e quella di papa Francesco. Questo è il mio sincero augurio. Un abbraccio.
Silvio Mengotto