L’arresto di Matteo Messina Denaro, il boss mafioso delle stragi del 1994 e non solo ha giustamente creato un clima di diffusa soddisfazione. I complimenti agli investigatori e l’unanime coro di plauso nei confronti delle forze dell’ordine credo fossero il minimo di fronte a quella che non si può che definire una vittoria dello Stato.
La copertura mediatica dell’arresto è stata massiccia, così come gli approfondimenti dedicati al boss che per trent’anni è riuscito a sfuggire all’arresto.
Non corriamo, però, il rischio di fare un mito di un uomo che non dovrebbe in alcun modo essere considerato un modello, un esempio o anche semplicemente un personaggio, secondo il significato proposto dalla Treccani, ovvero “persona ragguardevole e importante per l’alto incarico che ricopre, il potere che detiene, la fama e il prestigio”?
In questi giorni non abbiamo forse assistito al rafforzamento del “mito” di Matteo Messina Denaro?
I media non hanno contribuito a fare di un boss mafioso che è riuscito a nascondersi per 30 anni una sorta di eroe negativo, ma pur sempre eroe, di una resistenza sbagliata, ma pur sempre resistenza, nei confronti di istituzioni che non sono in grado di assicurare protezione ai più deboli e non esercitano alcun controllo sul territorio?
Credo abbia ragione il vescovo emerito di Mazara del Vallo mons. Mogavero quando usa parole severe nei confronti del boss e sottolinea il fatto che non ci si deve aspettare alcun pentimento da parte di chi ha ucciso e fatto uccidere decine di persone e aggiunge: “Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare”.
Boss come Messina Denaro godono di un consenso sociale evidente nelle zone in cui vivono e l’obiettivo dovrebbe essere quello di far percepire come la loro azione porti danni enormi e non vantaggi alla popolazione.
Non possiamo permetterci di farne “personaggi” e di consolidare il mito del boss.
Anche la politica dovrebbe essere molto più prudente nell’intitolarsi meriti e trionfi di una giustizia che deve essere costruita giorno per giorno e non usata come occasione di propaganda.
Gli effetti sociali del modo in cui si parla di criminalità organizzata sono da maneggiare con cura.
Fabio Pizzul