Gli italiani si sono espressi e, per la prima volta da un decennio a questa parte, il Parlamento ha una maggioranza chiara e inequivocabile: il centrodestra ha la possibilità di governare per i prossimi cinque anni. Sarebbe una novità per un Paese in cui i governi durano, in media, un anno e mezzo.
La coalizione di centrodestra ha ottenuto il 43,79% dei voti, quella di centrosinistra il 25,99%.
Un’affermazione nettissima, figlia anche del fatto che il PD non ha saputo o potuto creare una coalizione degna di questo nome, visto che l’apporto degli partiti della stessa è inferiore al 7%.
Ora tutto lascia immaginare che l’incarico di formare il nuovo governo verrà assegnato alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: il suo partito risulta essere il più votato con il 26% e da solo totalizza più voti dell’intera coalizione avversaria.
Il partito di maggioranza è però quello del non voto con un 36,09% di italiani che non si sono recati alle urne. Questo dato non cambia il risultato delle elezioni, perché contano i voti espressi e chi non vota decide di non decidere, ma deve far riflettere sul fatto che il partito che ha vinto le elezioni rappresenta il 16,6% del corpo elettorale italiano. Non certo la maggioranza di un Paese che pare sostanzialmente indifferente al colore del partito a cui decide di affidare la responsabilità di governo. L’impressione è che in questi anni buona parte dell’elettorato sia andato per tentativi, confidando volta a volta in questo o quel leader, a prescindere dalla sua collocazione politica e dalla sua storia. Si è passati così dal 40% di Renzi a quello di Salvini, transitando dal 35% del Movimento 5 Stelle che, all’epoca, poteva contare su Grillo come frontman.
Ormai si votano i leader ed è difficile ricordare anche solo una delle proposte che i partiti hanno portato avanti in campagna elettorale. Se di fa eccezione per la flat tax della Lega e il Reddito di Cittadinanza dei 5 Stelle, il resto si perde dietro i volti dei leader.
Chi ha vinto è Giorgia Meloni, diventata un perfetto brand elettorale, con proposte molto sfumate e l’idea di proporsi con uno stile moderato e rassicurante, sfuggendo ad ogni contrapposizione e polarizzazione, impegnandosi soprattutto a rassicurare mercati e paesi esteri riguardo la fedeltà atlantica ed europea.
Una tattica che ha, nei fatti, messo fuori gioco Enrico Letta ed il PD, che hanno puntato tutto sulla dinamica “noi contro loro” che non ha trovato alcuna sponda e non ha pertanto convinto l’elettorato.
Da qualche settimana il copione sembrava già scritto, decretando in anticipo la vittoria di Giorgia Meloni. A questo punto, molti italiani hanno preferito starsene a casa: chi voleva votare Meloni lo ha fatto, molti altri, forse anche per mancanza di alternative ritenute credibili, hanno disertato le urne.
Fabio Pizzul
Condivido i contenuti espressi da Pizzul.
Chi ha seguito solo i sondaggi aveva già in mente il vincitore, e così è stato.
Però anche chi ha letto i vari programmi elettorali (forse saremo in pochi in Italia) non ha trovato molti elementi per cui entusiasmarsi!
E poi, durante la campagna elettorale, nelle piazze ma anche in televisione, i vari rappresentanti politici (chi più chi meno) non sempre hanno evidenziato gli aspetti costruttivi dei loro programmi; è stato molto più facile il “dare contro” a qualcun altro.
Ma visto che il dare contro è facile, molti italiani hanno ritenuto (purtroppo e, personalmente, ritengo sbagliato) di “dare contro” a tutti.
La partecipazione per costruire parte anche dai diritti che ciascuna persona ha a disposizione; se rinunciamo anche a questi ………..