In questi giorni si è tornati a parlare di cambiamento climatico, soprattutto a causa dell’impressionante tragedia della Marmolada e della grande sete della Pianura Padana. Nelle nostre riflessioni si ripresentano, in modi diversi, le due principali azioni che da anni gli scienziati ci indicano come necessarie di fronte all’emergenza climatica: la mitigazione e l’adattamento.
Ho l’impressione che siamo più propensi a percorrere la strada dell’adattamento, considerando più complicata e costosa la via della mitigazione, ovvero del cambiamento di abitudini che possano, nel lunghissimo periodo, scongiurare la catastrofe ambientale.
A proposito di Marmolada, la strategia dell’adattamento ha una vasta possibilità di applicazione: si va dalla proposta di chiudere le montagne per evitare rischi per le persone a quella di dotare i ghiacciai di sensori che possano preannunciare rischi di collasso o altre situazioni critiche. Il fragile equilibrio delle alte quote pare, però, largamente compromesso e c’è il sentore di una rassegnazione generale al fatto che ormai la situazione sia irrecuperabile.
Anche scendendo in pianura l’atteggiamento mi pare simile: si tende a considerare la siccità come un dato ormai acquisito per i prossimi anni, tentando unicamente di ipotizzare strategie di adattamento per un migliore utilizzo dell’acqua che le precipitazioni atmosferiche ci garantiranno.
L’adattamento è importante, ma non sufficiente. La mitigazione è azione dagli effetti non immediati, ma certamente più importante in termini di responsabilità ambientale e sociale.
L’impressione è che tutti noi ci sentiamo un po’ spiazzati, se non impotenti nel mettere in campo azioni di mitigazione.
Non è proprio così. Ciascuno di noi può porre in atto azioni di mitigazione del cambiamento climatico a partire da una considerazione che può apparire banale, ma è decisiva. La mitigazione parte dal presupposto che è necessario diminuire il più possibile, fino idealmente ad azzerarla, ogni azione che produca gas climalteranti, come CO2, metano o protossido di azoto o lo stesso vapore acqueo.
Le fonti di gas climalteranti sono varie, ma un dato è certo: la combustione è uno dei processi che contribuiscono maggiormente. Ecco, allora, che ciascuno di noi, ogni giorno, può limitare al massimo, anche se non azzerare, ogni combustione.
Ogni volta che scegliamo non utilizzare il nostro mezzo privato per brevi spostamenti, ogni volta che limitiamo l’utilizzo massiccio di aria condizionata, ogni volta che evitiamo di bruciare sterpaglie o altri scarti, ogni volta che limitiamo i nostri rifiuti o li differenziamo adeguatamente, ogni volta che compiamo questi e altri piccoli gesti, facciamo un piccolo passo personale in direzione della mitigazione. Non vedremo effetti immediati, ma faremo un piccolo passo verso un’autentica conversione ecologica.
Fabio Pizzul
