Un lavoro scalabile, argomenta Nassim Nicholas Taleb al capitolo 3 de Il cigno nero, “è buono solo se si ha successo; è molto più competitivo, genera ineguaglianze mostruose, è molto più casuale ed è caratterizzato da enormi disparità tra sforzi e ricompense: pochi si dividono la torta lasciando altri, del tutto incolpevoli, a mani vuote”.
Appartengono a questo genere di professione i creativi, gli artisti, ma anche, certamente, gli imprenditori innovativi e i politici. Mentre chi fa il medico, l’ingegnere, l’impiegato, l’operaio, l’artigiano o il commerciante, ottiene dalla vita professionale più o meno quanto vi si dedica, infatti, il successo di un politico, e spesso anche del suo staff, non dipende solo dalle sue capacità o dalle tecniche che utilizza.
Non esiste potere politico senza un popolo che, seguendo lo spirito del tempo, lo riconosca; e tale riconoscimento è spesso imprevisto, o comunque mai interamente spiegabile se non a posteriori e con margini interpretativi dai confini mai deterministici. La complessità delle variabili che determinano il consenso, infatti, va al di là dei meriti e delle competenze dei singoli, e l’affermarsi di leadership di valore o meno nella storia è spesso frutto di quanto avviene dopo l’elezione più che del curriculum.
Per questa ragione, anche chi percorre una carriera politica lunga una vita, se ha a cuore una visione etica del mondo, non può prescindere dal riconoscerla in ultima istanza come un servizio da svolgere secondo responsabilità e umiltà, non come un merito da attribuirsi o un’investitura da difendere ad ogni costo. Ovviamente c’è chi sceglie liberamente di raccontarsi diversamente, facendo leva sulle proprie qualità di conquista, innate, acquisite o ricevute, ma è bene guardarsi da tali figure, che ingannando se stesse finiscono inevitabilmente per anteporre la propria individualità all’interesse collettivo. La politica è professionale se accetta e riconosce con umiltà la sua scalabilità, ovvero il suo non dipendere esclusivamente dagli sforzi, dalle tecniche e dalle abilità messe in campo, ma dallo spirito del tempo.
Marco Chiappa