Dal 23 maggio al 4 giugno 2023 la Comunità di Sant’Egidio, con il patrocinio del Comune di Milano, ha promosso la mostra “Facciamo pace?! La voce dei bambini sulla guerra”, ospitata nella Sala Vetri di Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento (Via Borgonuovo, 23 – M3 Montenapoleone). La mostra porta all’attenzione le riflessioni, i disegni di chi non ha voce: i bambini, attraverso i loro racconti, immagini, riflessioni e disegni.
“Con la pace – dice papa Francesco – si guadagna sempre, forse poco ma si guadagna, con la guerra si perde tutto”. I disegni e le riflessioni raccolte nella mostra confermano le parole di papa Francesco con un supplemento di verità. I bambini e le bambine di tutto il mondo, di fatto sono i primi che “ripudiano” la guerra come recita l’articolo 11 della nostra Costituzione italiana, unica al mondo. Un articolo che, come suggeriscono le immagini e i disegni dei bambini, dovrebbe essere esteso in tutte le costituzioni della Terra, incominciando dall’Europa.
In un trittico di spaventosi mostri il commento dei bambini non lascia equivoci. “La guerra – dice Cecilia, 8 anni – è come un mostro dai denti aguzzi che vuole mangiare ogni cosa”. Un mostro dell’orrore. “Le cose brutte –dice Davide, 4 anni – che fanno paura sono come dei mostri con gli artigli elettrici”. “Io ho paura di questo mostro – scrive Davide, 10 anni -, ma ho speranza che si possa sconfiggere con la pace”. La guerra in Ucraina ha riportato il tema della pace nel dibattito internazionale e, posto con maggior chiarezza, come in tante parti del mondo sono aperti dei conflitti sanguinosi. La mostra espone disegni che parlano della guerra in Ucraina come di altri conflitti sparsi nel mondo. Sono esposti disegni di bambini congolesi, fuggiti nei campi profughi nella Repubblica Democratica del Congo; di bambini siriani, di minori afghani arrivati con il ponte aereo di Kabul nell’agosto 2021. “C’erano delle donne – scrive Taybah, 15 anni di Kabul – che chiedevano ai soldati americani di portare via almeno i loro bambini. Una grande confusione. Poi sono esplose delle bombe. Siamo scappati via e ci siamo nascosti nei palazzi li vicino. Il giorno dopo però eravamo di nuovo tutti all’aeroporto. La paura di restare a Kabul era più grande di quella di essere picchiati dai talebani, di essere arrestati o di morire nelle esplosioni”. I bambini dell’Ucraina (Kiev, Irpin e Kharkiv) hanno inviato i loro disegni “così potete – dice Eva, 7 anni da Kharkiv – capire la guerra cosa è”. “Un rumore fortissimo – dice Inna, 9 anni di Kiev – e una ventata ci hanno buttato per terra, come uno spintone. Era caduta la prima bomba. “Tutti correvano e urlavano “corriamo, corriamo” mi ha detto mamma prendendomi per mano e facendomi volare. Le bombe cadevano vicinissimo. Tutti correvano e urlavano”. Dopo un bombardamento Yorostou, 9 anni di Kharkiv, ricorda: “mi manca la mia casa, l’abbiamo dovuta lasciare per le bombe che distruggono tutte le case”. “Alla mia mamma – racconta Aleskandra, 9 anni di Kiev – batte forte il cuore quando volano i missili”. Dopo i pesanti e ripetuti bombardamenti l’immagine della città e della normalità diventano spettrali. “Gli alberi – scrive Thana, 6 anni di Irpin – sono tutti brutti, non c’è più il verde”. “Da quando c’è la guerra – dice Aliosho, 6 anni di Slov’ jans’K – passiamo tutto il tempo nel sotterraneo”. I protagonisti di questa straordinaria mostra sono anche i minori che frequentano le Scuole della Pace promosse dalla Comunità di Sant’Egidio in ogni parte del mondo, nelle città europee, africane, come nei campi profughi. “Dove smettere – dice Aleksander, 8 anni – di usare le armi e dovete parlare”. La domanda di Stefanie, di 6 anni, è precisa: “Uccidersi, picchiarsi, dirsi parole brutte. A che serve tutto questo? Siate amici non nemici”.
Silvio Mengotto