Qualcuno sostiene che il Festival di Sanremo non sia il luogo giusto in cui parlare di Costituzione.
Ma davvero si può anche solo pensare una cosa del genere?
Sarebbe come dire che la Costituzione non ha nulla a che vedere con la nostra vita quotidiana e con le cose che più ci piacciono. Non fosse stato per il monologo di Benigni nella prima serata del Festival di Sanremo, tra l’altro, probabilmente la maggior parte degli italiani non avrebbe neppure immaginato che lo scorso primo gennaio si siano celebrati i 75 anni dall’entrata in vigore della nostra Carta Costituzionale.
Perché mai, allora, non si sarebbe dovuto parlare di Costituzione a Sanremo?
Forse perché lo spettacolo e la musica dovrebbero essere solo intrattenimento e limitarsi a distrarre le persone rispetto alle cose noiose di cui è bene si occupino solo coloro che fanno politica di professione? O forse perché ricordare i fondamenti della nostra Repubblica può mettere in imbarazzo proprio alcuni di loro?
Credo che Roberto Benigni con il suo monologo ci abbia dimostrato esattamente il contrario: “la Costituzione è un’opera d’arte e canta, canta la libertà e la dignità dell’uomo”.
La Costituzione ci dice che un mondo migliore è possibile, “la Costituzione è un sogno fabbricato da uomini svegli”. I padri costituenti l’hanno sognata, ha detto Benigni dal palco dell’Ariston, e chi sogna arriva prima degli altri. La Costituzione si rivolge al futuro e parla anche a noi.
Invito chi non fosse stato davanti al teleschermo martedì sera a riascoltare il monologo dell’artista toscano; io stesso ho fatto così e devo dire che mi sono emozionato in diversi passaggi, da quello sul ripudio della guerra a quello in cui sono stati citati i padri costituenti.
Ma il cuore dell’intervento di Benigni è stato l’articolo 21, che ha una forza straordinaria e dice che tutti hanno diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero, “è l’articolo più importante, l’architrave di tutti gli altri diritti. Prima della Costituzione non si sarebbe potuto fare neppure il Festival di Sanremo”.
Con una sintesi fulminante, Benigni ha ricordato come l’articolo 21 ci abbia liberati dall’obbligo di avere paura. Per questo possiamo vivere in una terra in cui tutti possono manifestare liberamente il proprio pensiero e non è poco, anzi, è tutto.
Grazie allora a chi ha pensato di aprire il Festival con la celebrazione della Costituzione e grazie a Roberto Benigni che ci ha ricordato come l’ultima pagina della Costituzione sia stata lasciata bianca, perché dobbiamo scriverla noi, vivendo e amando la Costituzione, ogni giorno.
Altro che non parlare di Costituzione a Sanremo. Credo che mai prima d’ora milioni di italiani avessero dedicato un quarto d’ora a riflettere sul valore della nostra Costituzione e che il monologo di Benigni potrebbe a buon diritto entrare nel programma di educazione civica delle nostre scuole.
Fabio Pizzul