La Giornata dell’Europa ricorda la firma della “Dichiarazione Schuman”, avvenuta il 9 maggio 1950. L’allora ministro degli Esteri francesi, Robert Schuman, proponeva la creazione di una Comunità europea in cui i Paesi membri avrebbero messo in comune la produzione del Carbone e dell’Acciaio. Un atto di volontà politica con cui nasceva la CECA, l’”antenata” dell’Unione Europea di oggi.
A 73 anni di distanza, qual è il volto dell’Europa?
Un primo lineamento anagrafico viene dalla crisi della pandemia. Padre Sorge aveva intuito che l’Unione Europa era divenuta “maggiorenne” dopo il Consiglio europeo del luglio 2020, quando si è scelto di far fronte a una crisi inedita rivoluzionando le risposte economiche e sociali, così abbiamo avuto la condivisione del debito e Next Generation EU.
Ma sappiamo bene che compiere 18 anni è solo il primo passo sulla via della maturità. Anche per l’Unione, alle prime conquiste di responsabilità solidali, sono seguite sfide impreviste con il ritorno della guerra alle sue porte.
E proprio dal conflitto bellico in Ucraina viene il secondo lineamento del volto dell’Unione. Pare che oggi, 9 maggio 2023, l’Unione Europea sia entrata nell’età politica militare, in cui il principio ispiratore sia la corsa al riarmo e la conseguente logica della deterrenza. La guerra, sempre più cronicizzata sul campo, sta svelando tutte le incertezze dell’Europa “maggiorenne”: dalla diplomazia che gira a vuoto, all’assenza di una comune politica di difesa e di sicurezza, allontanandosi dal promuovere coraggiose iniziative di pacificazione.
Infine il terzo lineamento riguarda i contorni del volto dell’Unione: le sue frontiere. David Sassoli metteva in guardia da due malattie della nazione moderna che contagiano anche l’Europa: “da una parte la sacralizzazione delle frontiere e, dall’altra, la ricerca di un’identità pura e univoca – religiosa, etnica e culturale – che conduce inevitabilmente a costruire nemici”. La cura verso le persone migranti misura la maturità dell’Unione Europea.
Che i lineamenti del volto dell’Europa non ci consegnino un’Unione corrucciata, perchè accartocciata su se stessa, dipende anche da ciascuno di noi. Dal nostro sentirci cittadini europei (lo siamo dal Trattato di Maastricht), dall’amicizia sociale coltivata nel dialogo con tutti, dagli anticorpi contro la propaganda e l’isteria di guerra, dal dovere della vigilanza perché la narrazione pubblica non abdichi alla complessità.
“Il patriottismo è quando l’amore per la tua gente viene per primo; nazionalismo quando l’odio per quelli diversi dalla tua gente viene per primo”. Queste parole del generale De Gaulle ispirino il nostro essere cittadini “maggiorenni” nel patriottismo europeo, con creatività e ambizione, perché solo il rafforzamento dell’Europa porterà al rafforzamento del nostro Paese.
E non viceversa.
Chiara Tintori