“La Chiesa deve porsi in ascolto – dice C.M. Martini -. Deve lasciarle esprimere da protagoniste. Il loro modo di leggere, interpretare la vita ha una rilevanza che deve segnare un cammino pastorale che non può vedere le donne perennemente soggette o brave e fedeli esecutrici, quasi vergognose o timide di fronte alla forza che potrebbero esprimere in novità”
Il nuovo libro di Giorgio Vecchio Maria Dutto una storia al femminile (Edit. In Dialogo) non solo ripercorre la storia di “una donna carismatica, intelligente, fedele e pronta al dialogo” ma, come precisa il titolo del libro, è una storia al femminile importante proprio nel cammino sinodale dove è ancora presente un forte debito di ascolto – come profetizzato da C.M. Martini – nei confronti delle donne come nei giovani.
L’autore descrive i primi passi di Maria Dutto “nella Gioventù Femminile di Armida Barelli, poi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel Gruppo Promozione Donna, fino ad arrivare alla presidenza dell’Azione Cattolica ambrosiana e al lavoro nell’Opera Impiegate”. Maria Dutto, anche se consacrata, è una donna libera convinta della necessità di coinvolgere le donne, in prima persona, nei cambiamenti necessari nell’Azione Cattolica ambrosiana come nella Chiesa. C’è la consapevolezza della dignità della donna sospinta dal Concilio Vaticano II e dal movimento femminista che rivendicava l’emancipazione da una società patriarcale. Questa attenzione alla laicità si concretizza nell’esperienza, di oltre quarant’anni, del Gruppo Promozione Donna (GPD) fondato insieme a Marisa Sfondrini.
Negli anni ’70 il clima culturale nel mondo emargina la donna. In Italia, come in tutta Europa, nascono gruppi spontanei di contestazione femminile. Il clima era effervescente. “Dalla sede dell’Azione Cattolica – dice Maria Dutto – in via Sant’Antonio si sentivano i tafferugli della Statale, poi il vociare del primo femminismo. Io e Marisa Sfondrini abbiamo detto ma noi dobbiamo stare alla finestra? Andiamo a sentire cosa dicono. Andiamo a vedere se le cose che dicono interessano anche noi. Poi il modo in cui risolverle ciascuno lo farà a modo suo. Abbiamo cominciato così e con tanta fatica perché anche il mondo cattolico non è che fosse tanto preparato”.
Nella rivista Il Punto del GPD troviamo la panoramica dei vasti temi trattati, anche di quelli che denunciavano profeticamente la violenza, anche verbale, sulla donna esplosa in questi ultimi anni. I temi spaziano dalle rivendicazioni giuridiche in ambito familiare e lavorativo, alla lettura della Bibbia e del Vangelo con gli occhi di donna non più subordinata. “Nel Vangelo Gesù ci dimostra – sono parole di Maria Dutto – che ascoltare le donne non era una formalità: guardava la loro vita, raccoglieva desideri e tensioni, non le lasciava in disparte, non chiedeva loro di starsene a casa, ma si faceva seguire. Le amava e le sanava. Questo è il mio sogno riguardo alla presenza delle donne nella Chiesa”. Maria Dutto svolse un grande lavoro di tessitura per collegarsi con le esperienze conciliari che nascevano in Italia e nel mondo. Grazie al lavoro di traduzione del GPD, in Italia si conobbero i libri della statunitense Mary Daly sul volto materno di Dio e i contributi delle teologhe tedesche sulla rivista Concilium. Si invitano le prime teologhe italiane che, dopo l’apertura del Concilio alle donne nelle facoltà teologiche, cominciavano ad affacciarsi sulla scena pubblica. In primis Adriana Zarri, la prima teologa riconosciuta in Italia. Si intensificano i contatti con i gruppi di laiche, come la Libreria delle donne a Milano. Il GPD, a differenza dei gruppi dell’Azione Cattolica ambrosiana, non aveva un assistente ecclesiastico, una differenza significativa che evidenzia, non solo il carisma di Maria Dutto, ma la sua lealtà nei confronti della gerarchia ecclesiastica. Il libro di Giorgio Vecchio è arricchito da scritti, interviste e testimonianze di chi ha conosciuto Maria Dutto che “ha lasciato nell’universo cattolico un’impronta femminile che non potrà essere facilmente dimenticata”.
Silvio Mengotto