Si avvicina una nuova stagione congressuale per il Partito Democratico. Almeno a livello locale.
All’inizio di ottobre si terranno i congressi per il rinnovo degli organi dirigenti regionali e provinciali in Lombardia.
Verrebbe voglia di dire che siamo di fronte a un partito in congresso permanente, visto che è dalla fine di settembre 2022 che il partito, allora guidato da Enrico Letta, si è posto in assetto congressuale.
Non paiono esserci grandi entusiasmi per questo nuovo passaggio, forse anche per timore che possa implicitamente mettere in discussione la leadership di Elly Schlein, che ha conquistato la guida del PD grazie alle primarie, ribaltando l’esito della votazione nei circoli. La platea elettorale, questa volta, secondo i macchinosi meccanismi di casa dem, dovrebbe essere ristretta agli iscritti e non è escluso che questo possa cambiare gli equilibri emersi dalle primarie nazionali.
A chi osserva dall’esterno non pare, comunque, che ci sia grande voglia di giocarsi rivincite congressuali a partire dai territori, sembra piuttosto prevalere il timore che nuovi confronti o conflitti interni potrebbero fiaccare un partito che è già uscito malconcio dalle elezioni degli ultimi mesi. Forse per questo si ragiona di congressi “unitari”, che nel gergo piddino indicano la volontà di trovare un accordo sui nomi dei futuri segretari provinciali e regionale, garantendo alle diversi componenti (pare che ormai non si possa più chiamarle correnti) del partito rappresentanza negli organismi decisionali, dalla segreteria all’assemblea, passando per la direzione.
Dietro questa strategia ci potrebbe essere il timore della maggioranza nazionale che fa riferimento alla segretaria Schlein di vedere indebolita la sua leadership, ma dall’altra parte potrebbe anche nascondersi la paura di contarsi di un’area Bonaccini che non è mai decollata davvero dopo la sconfitta alla primarie.
Tutti sotto coperta, dunque, mentre gli elettori hanno l’impressione che l’ammiraglia Schlein conduca la sua nave verso mete lontane senza avere una rotta ben precisa in testa. Una navigazione solitaria che, per il momento, non promette vento in poppa.
Al netto delle difficoltà di questa stagione per il partito democratico e i suoi rappresentanti, è difficile che la riconquista di elettori e militanti possa passare attraverso la rettifica di leadership di partito nate a tavolino. Chi ha votato Schlein in nome del rinnovamento certo non si immaginava questo scenario.
Tirinnanzi