Un grande miracolo, così hanno definito la situazione del carcere milanese di San Vittore i rappresentanti di Nessuno Tocchi Caino e delle Camera Penale di Milano dopo aver concluso questa mattina la visita alla casa circondariale milanese. Il miracolo sta tutto nel fatto che la situazione non esploda, nonostante le pesanti condizioni di sovraffollamento e di concentrazione di problemi di carattere psichico, psichiatrico e comportamentale della maggior parte dei detenuti, la metà dei quali ha meno di trent’anni.
A San Vittore non mancano educatori (12 su una pianta organica prevista di 16), volontari e non manca neppure l’impegno del personale del carcere, quello che manca è una prospettiva per le oltre 900 persone detenute (capienza regolamentare 650 circa), che rimangono nel carcere pochi mesi e spesso per pene brevi e sono lì in molto casi perché non hanno alternative fuori dal carcere.
Il direttore Giacinto Siciliano non usa mezzi termini: il carcere rischia di diventare una discarica sociale.
A San Vittore non mancano progetti educativi, come ha sottolineato l’avv. Antonella Calcaterra a nome delle Camere Penali, il problema è che non sono sufficienti a raggiungere tutti e hanno una scadenza legata al finanziamento di bandi regionali che non sono stabili. Servirebbe trasformare quanto viene fatto in servizi spermaenti e attivare il PUR (Punto Unico Regionale) che dovrebbe monitorare la situazione dei problemi psichiatrici in carcere e le liste di attesa nelle Rems e nelle comunità. Il PUR è previsto da un accordo in Conferenza Stato Regioni del 30 novembre 2022, ma non è ancora operativo.
Tutto questo non fa altro che accrescere la tensione in carcere, soprattutto in periodo scarico di attività come quello estivo. Come se non bastasse, è ormai finito il regime speciale legata alla pandemia, che ha consentito di garantire ai detenuti un colloquio telefonico quotidiano con le loro famiglie. Ora si è tornati alla norma che ne consente uno a settimana e provate a immaginare quanto questo accresca il disagio, anche perché le persone vedono regredire le loro condizioni detentive.
Il miracolo di San Vittore rischia di non durare a lungo, nonostante l’impegno di tutti gli operatori professionali e volontari, se non arriveranno maggiori risorse e on verranno stabilizzati e rafforzati i progetti trattamentali. E’ un segnale di allerta che vorrei lanciare anche alla Commissione carceri di Regione Lombardia, perché la situazione di San Vittore è comune a tutte le carceri lombarde.
Fabio Pizzul