La qualità della classe politica italiana genera molte apprensioni tra i cittadini, almeno quelli che scelgono ancora di riservare una qualche attenzione alle vicende istituzionali del nostro Paese. Le preoccupazioni riguardo lo stato di salute di politica e partiti sono più che legittime ma fanno schermo a un’altra emergenza, meno evidente ma non per questo meno preoccupante: l’impoverimento della pubblica amministrazione.
Complice la “spending review” di montiana memoria, i dipendenti di amministrazione centrale, comuni e regioni, per non parlare di ciò che rimane delle province, sono sempre meno, più sfiduciati e, senza voler cadere in indebite generalizzazioni, spesso anche meno qualificati.
Nell’arco di una decina d’anni molti enti pubblici hanno visto diminuire in modo drastico i propri dipendenti, soprattutto a causa del blocco delle assunzioni. Anche quando questa si sono sbloccate, le diverse amministrazioni hanno fatto molta fatica a reclutare nuovo personale, al punto che in molti casi siamo di fronte a evidenti carenze di organico.
Si potrebbe dire che finalmente l’Italia si sta liberando di una fetta di spesa pubblica improduttiva, ma questa affermazione non trova riscontro nell’esplosione del debito pubblico che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Il tema credo però sia un altro: le diverse pubbliche amministrazioni, soprattutto locali, mancano oggi di competenze per svolgere adeguatamente i compiti loro affidati. Basti pensare alla necessità di progettare interventi per spendere in tempi rapidi e in modo corretto gli ormai mitici fondi del PNRR. Solo i comuni più grandi appaiono attrezzati per questa sfida.
L’impoverimento delle nostre pubbliche amministrazioni è stato davvero un buon affare?
Forse c’è anche un problema “reputazionale” della nostra amministrazione: l’impressione è che, se un tempo il posto nel pubblico era un sogno o almeno un obiettivo per chiunque volesse conquistare una buona prospettiva di crescita sociale e personale, oggi sia sempre più considerato come un ripiego o, addirittura, un’opzione da non prendere neppure in considerazione.
Fabio Pizzul