Dalla massima prudenza all’esaltazione dell’incoscienza il passo è stato più veloce del previsto. Con l’arrivo del nuovo governo le mascherine sembrano un lontano ricordo e le misure che avevano spinto gran parte degli italiani a vaccinarsi sono state rapidamente archiviate. Così come le prenotazioni per le quarte dosi.
C’è da sperare che la pandemia sia davvero passata e che la ritrovata libertà di abbandonare qualsiasi prudenza non credi ulteriori fiammate di contagi, che metterebbero a repentaglio soprattutto le persone più fragili.
E’ per questo che in molti, me compreso, guardano con perplessità alla scelta di reintegro anticipato degli operatori sanitari “no vax”, soprattutto nei reparti ospedalieri in cui sono ricoverati pazienti particolarmente vulnerabili.
Mi pare che i primi provvedimenti del governo Meloni abbiano un alto tasso di posizionamento ideologico, utile a far percepire una discontinuità rispetto all’esecutivo precedente. Non potendosi permettere politiche diverse in campo economico e sociale, visti i vincoli del PNRR e lo stato dei conti dello Stato, “il” presidente Meloni tenta di offrire ai suoi sostenitori messaggi di immediata presa comunicativa come il via libera ai “no vax”, il blocco delle navi delle ONG (questo serve anche a Salvini), il giro di vite sui rave, come se l’illegalità del nostro Paese potesse riassumersi in questi raduni.
Misure a basso impatto sul bilancio e ad altissimo effetto mediatico. Lo stile è quello indicato nel manuale del buon populista: evochi ed enfatizzi un problema, ostenti una risposta dura e immediata, respingi le critiche come buonismo. A livello di comunicazione il metodo funziona benissimo, anche se dal punto di vista pratico il problema che si intendeva risolvere rimane tale e quale.
D’altronde, chi teorizza la libertà individuale come totem intangibile e fondamento della civile convivenza, all’insegna del “me ne frego”, non può certo fermarsi di fronte a possibili critiche e perplessità che, anche questo recita il citato manuale, arrivano solo da chi frequenta i salotti e non è dalla parte della gggente.
D’altronde lo vuole il popolo e le elezioni hanno dato un verdetto chiaro: gli italiani lo vogliono!
Dal punto di vista elettorale il ragionamento non fa una piega, ma quegli italiani che “lo vogliono” sono meno del 20% del totale. Questo, però, è un problema di chi ha perso le elezioni.
Fabio Pizzul