La recente sentenza del processo scaturito dall’indagine denominata “Mensa dei poveri” ha fatto notizia per la condanna della parlamentare europea di Forza Italia Lara Comi e per l’assoluzione degli ex consiglieri comunale e regionale dello stesso partito Pietro Tatarella e Fabio Altitonante. Non intendo entrare nel merito della sentenza, le cui motivazioni saranno rese note tra 90 giorni, ma vorrei esprimere qualche considerazione sul fatto che ci siano state 11 condanne su 70 imputati.
Dall’inizio dell’inchiesta alla sentenza di primo grado sono passati oltre 4 anni.
Per diversi imputati, Tatarella compreso, sono passati anche diversi mesi tra detenzione in carcere e arresti domiciliari. La giustizia ha i suoi tempi, ma credo di dover dire che quattro anni per poter dimostrare la propria estraneità ai fatti siano un tempo troppo lungo.
Come si concilia, inoltre, l’assoluzione per non aver commesso il fatto con la carcerazione preventiva che si dovrebbe applicare in casi particolari quali il pericolo di fuga, il rischio di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove?
Se si è giunti alla conclusione che il fatto non è stato commesso, non sarebbe stato sufficiente convocare per tempo i diretti interessati, fare qualche approfondimento preventivo o, per lo meno, usare maggiore prudenza prima di infliggere quella che definirei una pena “preventiva” in carcere?
Come vedete faccio domande, non mi permetto di dare giudizi di alcun tipo, ma tento anche di mettermi nei panni di chi si è visto letteralmente cadere il mondo addosso per poi scoprire, più di quattro anni dopo, che quel mondo difficilmente potrà tornare quello che era prima.
La giustizia ha il ruolo fondamentale di tutelare i diritti dei cittadini, ha anche il potere, però, di ledere quei diritti, prima di tutto quello alla libertà.
Questo non significa che i magistrati debbano essere considerati nemici o guardati con sospetto, credo, anzi, che debbano essere messi in grado di esercitare al meglio il loro fondamentale ruolo di garanzia e tutela; non vanno in alcun modo messi sotto tutela e devono essere dati loro risorse e organici adeguati. L’indipendenza della magistratura è un valore imprescindibile in ogni ordinamento democratico. Non credo proprio servano leggi che limitino tutto questo, sarebbero molto rischioso, credo però che un appello alla responsabilità di chi esercita un ruolo così delicato sia sempre necessario.
Fabio Pizzul