Fra Marcello Longhi, responsabile dell’opera San Francesco di viale Piave a Milano non drammatizza, ma in coda per entrare nella centralissima mensa dei cappuccini per gli ultimi si è presentato il 20% in più di poveri per le festività natalizie.
Nei due giorni di Natale solo all’associazione Pane Quotidiano, ha scritto Repubblica, si sono presentati in 7.600 per ritirare un pacco alimentare. “La crisi è sempre più forte, famiglie e pensionati non ce la fanno”, ha aggiunto il religioso. Se i pensionati sono italiani, va da sé, la maggioranza delle famiglie è straniera.
Non è difficile intuire che la chiusura delle scuole e dei refettori e la perdita per 15 giorni di un pasto quotidiano garantito per i bambini rischi di mettere in ginocchio quei nuclei “tirati” come un nastro di scotch. In maggioranza sono donne, madri sole che si arrangiano come possono per arrivare con dignità a fine mese insieme ai figli in una metropoli dove i prezzi sono schizzati alle stelle.
In attesa degli attesi e promessi aumenti delle pensioni, occorre prendere atto che chi sta in fila alle mense non ha certo avuto il reddito di cittadinanza, provvedimento che ha purtroppo ignorato una discreta fetta degli ultimi, come va denunciando da un paio d’anni la Caritas, prendendo i binari dell’assistenzialismo. Certo in molti casi ha impedito, certifica l’Istat, la discesa negli inferi della povertà estrema di persone che hanno perso il lavoro, ma va rimodulato per diventare più efficiente, non soppresso.
Milano non è solo la locomotiva italiana, è un laboratorio sociale che anticipa i mutamenti. I dati delle mense e poi quelli di lungo periodo degli empori solidali restituiscono la fotografia della Milano più nascosta, dell’Italia invisibile in crescita. Il terzo settore, la chiesa cattolica con la rete della carità sono attrezzati per rispondere, ma non basta.
Un bilancio del drammatico 2022 che ha precipitato il mondo nella spirale dell’inflazione chiede uno scatto alle istituzioni per ridurre le file dei poveri.
Paolo Lambruschi