Le grandi visioni non sempre portano voti, almeno in politica, ma sono necessarie per costruire il futuro. E’ quello che fecero ottant’anni fa i giovani cattolici riuniti a Camaldoli, mettendo le basi per un codice che proponeva una concreta visione per l’Italia ancora in guerra e alle prese con la necessità di superare il ventennio fascista.
Idee precise di società, famiglia, Stato, organizzazione del lavoro… sono proposte nel Codice di Camaldoli come orizzonte su cui confrontarsi per trovare le soluzioni migliori per gli italiani. In quelle pagine c’è la consapevolezza di non rappresentare il “tutto” della società italiana, ma la ferma intenzione di proporre una visione precisa per contribuire a costruire una nuova democrazia plurale, capace di mettere a confronto idee diverse, dopo il pensiero unico del fascismo. I protagonisti di Camaldoli non erano preoccupati di conquistare voti, anche perché la fine della guerra sembrava ancora lontana; la loro ambizione era quella di trasformare le indicazioni della dottrina sociale della chiesa in passi concreti che potessero migliorare la vita delle persone e aprire una nuova stagione di prosperità per l’Italia.
Il Codice di Camaldoli propone una visione di parte mettendola a disposizione di tutti: il futuro dell’Italia doveva essere costruito con la forza delle idee più che con la conquista del consenso.
Il cardinal Zuppi, partecipando alle celebrazioni degli 80 anni del Codice di Camaldoli, ha invitato i cattolici europei a costruire una Camaldoli per l’Europa: “i padri fondatori hanno avuto coraggio, rompendo con le consolidate logiche nazionalistiche e creando una realtà mai vista né in Europa né altrove. Nella pace e per preparare la pace bisognava rendere solidali le democrazie. Sarebbe importante che i cristiani europei tornassero a confrontarsi perché l’Europa cresca, ritrovi le sue radici e la sua anima, si doti di strumenti adeguati alle sfide”. Link
Nei singoli stati e in Europa si sta parlando molto di alleanze e di necessità di fronteggiare “nemici” di varia natura, potrebbe essere interessante iniziare però a pensare e a raccontare quale Europa vogliamo per andare oltre gli interessi che dividono e immaginare un futuro che unisce.
Forse è una prospettiva che potrebbe interessare anche agli elettori per andare oltre, sono ancora parole di Zuppi a Camaldoli, “una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati. Dovremmo diffidare di una politica così, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall’inganno dell’agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa!”
Fabio Pizzul