L’Osservatorio CittàClima di Legambiente ha redatto un bilancio del 2021, anno in cui si sono manifestati, in maniera sempre più frequente, gli effetti dei cambiamenti climatici, con fenomeni meteorologici estremi: alluvioni, grandinate e piogge intense, trombe d’aria, ondate di calore. In Italia nel 2021 si sono verificati 187 eventi che hanno provocato impatti nei territori e causato la morte di nove persone. Nello specifico, i casi sono stati: 97 allagamenti da piogge intense, 46 di danni da trombe d’aria, 13 di frane per piogge intense, 11 di esondazioni fluviali, 9 di danni da siccità prolungata, 8 di danni alle infrastrutture e 3 al patrimonio storico da piogge intense.
Dal 2010 ad oggi, in Italia, le vittime a causa del maltempo sono state 267 (https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/emergenza-clima-2021-anno-da-codice-rosso-per-litalia/).
Possiamo ancora chiamarla emergenza climatica? Oppure la frequenza e l’intensità di tali fenomeni necessita di spostare l’attenzione mediatica e politica dalla categoria dell’inatteso a quella del previsto?
I cambiamenti climatici sono una sfida attuale e futura, dai contorni sempre più definiti e strutturali. Da qui l’urgenza di approvare il Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici, fermo nella versione provvisoria all’estate 2018, e di implementare il multilateralismo che solo può portare i diversi attori in gioco (statuali e non) a collaborare.
L’attuale pandemia non distolga dl tutto l’attenzione dalle cause della stessa, tra le quali la crisi ecologica nel suo senso più ampio.
Chiara Tintori
