Si fa un gran parlare, nelle ultime settimane, della necessità di prendere chiare posizioni contro ogni tentativo di rianimare la tradizione fascista e di utilizzare metodi e contenuti che si richiamano esplicitamente a pagine buie della nostra storia. Un dibattito che si è riacceso dopo lo sconvolgente assalto alla sede nazionale della CGIL capeggiato, lo scorso 9 ottobre, da esponenti di Forza Nuova che hanno rivendicato e ostentato la loro violenta aggressione, secondo un metodo che non può che essere definito squadrista.
Dalla gravità di quell’episodio è nata la sollecitazione ad applicare l’articolo 3 della Legge Scelba, che prevede lo scioglimento, in caso di gravi violenze e attacchi alle istituzioni, di movimenti che si ispirino direttamente al fascismo. Un richiamo doveroso all’applicazione della legge e al rispetto della Costituzione che ha scatenato reazioni accorate da parte di diversi partiti del centrodestra che hanno gridato allo scandalo di una sinistra che avrebbe la colpa di voler eliminare avversari politici attraverso provvedimenti liberticidi da parte del Governo. A sostegno implicito, ma non troppo, di questa tesi, è intervenuto domenica scorsa dalle colonne del Corriere della Sera anche lo storico Galli Della Loggia, affermando che è ormai tempo di abbandonare atteggiamenti di totale e acritica condanna del regime fascista, sostenendo come necessario ammettere che Mussolini ha fatto cose buone e che ostinarsi, da parte della sinistra, a considerare tutto e solo negativo il fascismo suona come una “clamorosa ammissione di fallimento della democrazia italiana, di tutte le sue istituzioni, della sua scuola, di tutti i suoi partiti, di tutti i suoi protagonisti”. Continuava il professor Galli della Loggia: “Davvero la Repubblica deve avere paura ancora oggi, dopo settant’anni, del ricordo della bonifica pontina e delle trasvolate di Italo Balbo?”.
Personalmente non credo che la condanna di precisi atti violenti messi in atto nel nome del fascismo possa essere considerata come un’operazione di ideologica cancellazione della storia italiana. L’intera classe politica dovrebbe, piuttosto, dimostrarsi all’altezza di una società che si è lasciata alle spalle la dittatura, ha fatto dell’Italia una delle più grandi democrazie dell’Occidente e non ha alcuna intenzione di tornare a un passato buio e vergognoso. Nel panorama politico italiano c’è ancora chi ha qualche imbarazzo a condannare in modo chiaro ed esplicito chi si richiama al fascismo. Credo che non sia accettabile, proprio per quel rispetto della storia d’Italia che lo stesso Galli della Loggia invocava nel suo editoriale. E’ una questione etica prima ancora che politica.
Fabio Pizzul