Chi può intestarsi oggi la rappresentanza di un mondo piuttosto che di un altro? Tanto più se si parla di un mondo variegato come quello cattolico.
La domanda mi è sorta a seguito di alcune dichiarazioni della candidata alla presidenza di Regione Lombardia sostenuta dal Terzo Polo, Letizia Moratti, che ha affermato come il PD non sia più un partito in grado di interpretare l’anima cattolica della Lombardia che è sempre stata forte.
A parte il difficile giudizio sull’attuale rilevanza dell’anima cattolica lombarda e sulla sua effettiva rappresentanza politica, che lascio ad altre occasioni, credo che l’atteggiamento corretto, oggi, sia quello di mettersi in ascolto delle istanze di tutti, aprendosi, in particolare, alle esigenze dei più fragili e dei più deboli, non tanto quello di ergersi a rappresentanti ufficiale o ufficiosi di un’anima.
E’, peraltro, quello che ha chiesto anche l’arcivescovo di Milano, mons. Delpini, nel suo recente discorso alla città, invitando i politici ad essere inquieti e ad andare oltre “la paura indotta dalle notizie organizzate per deprimere, per guadagnare consenso verso scelte d’emergenza, senza una visione lungimirante”. Più che rivendicare appartenenze o intitolarsi rappresentanze, credo sia importante vivere l’inquietudine del limite della politica e lo stile di porsi in ascolto degli altri, come ha chiesto ancora il metropolita lombardo nel suo discorso a Sant’Ambrogio.
Il PD non intende certo arrogarsi alcun diritto di rappresentanza dei cattolici, ma è certamente casa accogliente per chiunque intenda preoccuparsi del futuro di una regione che in questi anni ha manifestato più chiusure e tendenze a cavalcare le emergenze che disponibilità a un ascolto attento e sensibile alle tante fragilità che attraversano la regione.
Riconosco, però, un’esigenza, che riguarda in particolare il PD, quella di uscire dall’equivoco di diritti esigibili solo individualmente per riconoscere come solo una dimensione relazionale e comunitaria possa portare a risposte autentiche per chi ha bisogno di aiuto. In una Lombardia che in questi anni è stata consegnata a un individualismo sempre più esasperato, e che ha parlato di comunità in senso regressivo e identitario, questa potrebbe essere la vera rivoluzione di cui il cosiddetto mondo cattolico potrebbe essere autentico protagonista.
Fabio Pizzul