Avvenire ha un nuovo direttore. E’ Marco Girardo, originario della provincia di Gorizia, già responsabile in Azione Cattolica, laureato in Filosofia a Trieste e poi specializzato con un master in comunicazione all’Università Cattolica di Milano. Dopo aver collaborato con il settimanale diocesano goriziano “Voce Isontina” e con il “Piccolo” di Trieste, dall’inizio degli anni ’90 è ad Avvenire, dove negli ultimi anni è stato caporedattore economia.
Marco succede ad un altro Marco, Tarquinio, che ha guidato il quotidiano della CEI negli ultimi 14 anni, portandolo ad essere uno dei principali quotidiani italiani per autorevolezza, indipendenza e diffusione.
Il compito del “nuovo” Marco non è facile, per l’impegnativa eredità di Tarquinio e per la non facile situazione dell’editoria italiana.
A Tarquinio va grande gratitudine per il lavoro fatto in questi anni con scelte coraggiose e controcorrente nel panorama mediatico italiano su temi importanti come la pace, l’ambiente, l’economia sociale, in piena sintonia con il magistero di papa Francesco. La direzione di Tarquinio ha accresciuto l’autorevolezza di “Avvenire” e ha conquistato firme importanti per il quotidiano della CEI. Tarquinio si è anche molto speso per far conoscere il quotidiano con molte apparizioni televisive e in convegni pubblici.
La scelta di Girardo credo sia un segnale di continuità, di riconoscimento per il lavoro che la redazione ha fatto in questi anni sotto la guida di Tarquinio e di valorizzazione delle risorse interne, che il nuovo direttore conosce molto bene.
Non sta certo a me dare consigli e men che meno indicazioni al nuovo direttore, ma auspico che “Avvenire” sotto la sua direzione possa sviluppare una maggiore attenzione al mondo digitale, offrire spazio più ampio alle tematiche legate ai territori, Milano e Lombardia in particolare (magari intessendo collaborazioni con le realtà giornalistiche cattoliche locali), rafforzare l’attenzione all’Europa e dare voce stabile alle tante realtà dell’associazionismo cattolico. Non mi dispiacerebbe anche che “Avvenire” potesse raccontare con più profondità le tante realtà sociali e politiche del cattolicesimo italiano, che vanno ben al di là della rappresentazione che viene offerta oggi della politica nazionale.
Mi sono già allargato troppo e concludo rinnovando il grazie a Tarquinio e formulando un grande e affettuoso in bocca al lupo a Girardo.
Fabio Pizzul